Masio - Viarigi - Vignale Monferrato - Cuccaro - Quargnento - Felizzano - Masio (Km 50,7)
Sarà la giornata non perfettamente soleggiata, sarà l'aria freddina, saranno le motivazioni bassine, è un fatto che certe strade non entrano nell'anima come altre, a prescindere dal valore effettivo dell'itinerario, sia dal punto di vista paesaggistico che da quello ciclistico in senso stretto. C'è qualcosa che non scatta dentro.
Quando parto il sole è velato da un sottile strato di nuvole, si tratta di capire se di lì a poche ore l'avrà vinta lui o se lo strato si ispessirà coprendolo del tutto. Ci sono comunque 12-13 gradi, e nel dubbio metto per la prima volta la giacca leggera. Rinuncio anche ai guanti, che già otto giorni fa mi erano sembrati superflui.
I 4-5 chilometri per Quattordio sono battuti da una brezza laterale molto fresca, per un momento sono addirittura tentato di tornare indietro a coprirmi, poi saggiamente proseguo, nel giro di qualche minuto mi sarò scaldato a sufficienza. È davvero strano, è la prima volta che percorro in bici quel pezzo di strada così a portata di mano: mentre lo pedalo cerco di ripensare a un precedente, ma mi rendo conto che non esiste.
Dopo Quattordio si oltrepassa l'autostrada, ed è sulla discesa del cavalcavia che un ciclista mi supera a doppia velocità. Appena ritornati in piano, lo recupero senza sforzo e mi piazzo quasi in scia. Soprattutto nelle fasi iniziali mi piace avere un punto d'appoggio, è il modo migliore per non buttare via energie inutilmente. Ci sono una decina di chilometri prima di arrivare a Viarigi, tutti pianeggianti, ed è una pacchia percorrerli così, col tipo davanti che cuoce a fuoco lento al posto mio. In un tratto di falsopiano con vento contrario rallenta vistosamente, ma non è un problema mio, gli resto alle spalle senza dargli il cambio.
L'ingresso in paese è in salita, poco più di un dosso molto pedalabile, ma qui il mio battistrada è davvero troppo lento, lo passo e gli faccio il ritmo per un po', ma negli ultimi 100 metri mi perde la ruota. Deve essersi proprio piantato perchè non mi recupera neppure nella discesa che porta alla statale per Casale, solo dopo un chilometro di pianura mi accorgo che mi ha agganciato, e stavolta è lui a tenermi la scia fino ad Altavilla, dove io proseguo per Vignale. La strada ritorna subito a salire, Vignale è uno dei paesi più alti del Monferrato (300 m.) ma le pendenze sono sempre abbastanza dolci e regolari. Quasi tutta la salita si snoda a fianco del paese, e termina senza difficoltà in una piazzetta da dove si svolta a destra per Cuccaro. I sei chilometri che seguono sono decisamente i più belli del giro, siamo in pieno Monferrato, strada tranquilla che per i primi due terzi scende a fondovalle tra le ondulazioni delle basse colline della zona, qualche scorcio davvero suggestivo. Unico appunto, il clima che si sta raffreddando: quando riparto dopo una foto sento un po' di freddo, e decido di tagliare il giro di qualche chilometro, rinunciando a salire a Lu. Ma prima c'è da arrivare a Cuccaro, con circa due chilometri di salita con qualche pezzo in discreta pendenza: la buona notizia della giornata è che finalmente riecso a pedalare senza subire la salita, ma facendola io, con buon ritmo e senza nessun cedimento, è il segno che aspettavo che le gambe iniziano a girare con efficienza e i muscoli si stanno tornando a lavorare al loro regime. La cattiva notizia è figlia dell'umore generale non dei migliori, quel senso di estraneità, di esser lì senza una vera ragione che impedisce di godersi appieno quel che di bello mi sta attorno. Fanno eccezione tre apparizioni allegre e inattese: un bel fagiano tra Vignale e Cuccaro, una lepre tra Quargnento e Felizzano, una fagiana sotto Abbazia.
Nel frattempo, la strada ha ripreso a scendere e ci metto poco ad arrivare a Quargnento, Da qui, per Felizzano bisognerebbe tornare a Fubine, ma sulla mappa ho trovato una stradina che dovrebbe tagliare il triangolo. In effetti per 3-4 chilometri le cose vano a gonfie vele, senonché l'asfalto finisce in una cascina, e per ricongiungersi alla strada per Felizzano l'unica è percorrere un altro paio di chilometri su sterrato, a passo d'uomo e col timore di forare.
Non succede nulla, e la decina di chilometri che mancano a chiudere il giro hanno ben poco da aggiungere, se non confermare che la condizione generale è in costante miglioramento e che i 50 chilometri sono scivolati via senza intoppi.
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