mercoledì 6 settembre 2017

Il col du Turini e il circuito dell'Authion


Sospel - Col Saint-Jean - Col de Braus - Col de l'Ablé - Col de l'Orme - Baisse de la Cabanette - Peira Cava - Col du Turini - Authion - Col du Turini - Moulinet - Sospel (Km 78)


2000 o non 2000, questo è il dilemma. Per l'ultimo giro agostano mi sposto appena oltreconfine, col doppio obiettivo del prestigioso col du Turini e del soprastante circuito dell'Authion, che secondo tutte le notizie reperite in rete culmina a 2025 metri, facendone - credo - il 2000 asfaltato più meridionale di tutto l'arco alpino. Un traguardo appetibile che merita una bella trasferta, non fosse che il cartello posto nel punto più elevato del circuito segna addirittura la quota di 1960, una differenza enorme che comunque non trova altri riscontri; nel dubbio, considero attendibili i 2025 metri, ma certo qualche perplessità rimane. A parte questo, l'Authion è in ogni caso un ottimo coronamento della scalata al Turini, aggiungendogli un valore tecnico che il colle da solo non avrebbe, mentre dal punto di vista paesaggistico i panorami sono molto aperti ma tutto sommato abbastanza ordinari, anche perché la giornata caldissima ha generato un po' di foschia che ha schermato la visuale verso il mare della Costa Azzurra.

Il punto di partenza è fissato a Sospel, che raggiungo dopo aver scavalcato in macchina l'interessante col de Vescavo che conto di inserire in un giro magari già l'anno prossimo. Tempo di montare in sella e incrocio due ciclisti che partono a loro volta per il Turini, ma loro saliranno dal versante classico, mentre io ho deciso di fare un giro largo, più vario e panoramico, passando dal col de Braus: anche a loro ho comunque modo di consigliare l'appendice dell'Authion, ma già all'uscita dalla cittadina le nostre strade si dividono, e io imbocco a sinistra la strada che mi porterà ai 1000 metri del col de Braus.
Una delle caratteristiche della salita che sto per percorrere è il passaggio attraverso alcuni colli abbastanza fittizi, nel senso che vi si transita proseguendo poi a salire, se non addirittura in discesa. Il primo di questi scollinamenti soltanto sulla carta è al col Saint-Jean che si incontra dopo circa cinque chilometri dalla partenza, quando la strada incrocia quella proveniente dal Castillon. La salita fino a questo punto è stata molto regolare intonro al 5%, e più o meno sulla stessa falsariga si continua nei tre chilometri successivi verso il Braus. Soltanto a due chilometri dalla vetta, la salita si inasprisce, proponendo lunghi passaggi al 7-8% e qualche punta vicina al 10, ma per ora è davvero troppo poco per metermi in difficoltà, e raggiungo in buona scioltezza il primo traguardo intermedio del giorno.
Dal col de Braus, inizia la discesa verso L'Escarène e Nizza, ma dopo nemmeno mezzo chilometro lascio la strada principale per imboccare a destra la secondaria D54 che prosegue in salita in direzione del Turini. Quello che colpisce immediatamente dopo lo scollinamento è però il totale cambiamento dell'ambiente: uscito momentaneamente dal boscoso territorio del parco del Mercantour, si entra senza soluzione di continuità in un contesto tipicamente mediterraneo, fatto di pendii brulli ricoperti di prati rinsecchiti e rada macchia ad alto fusto, non privo di un certo, ruvido fascino; quello che sicuramente ne guadagna è il panorama, adesso aperto verso le vallate in direzione del mare, che tuttavia non riesco mai a individuare con certezza.
La strada nel frattempo continua a salire per circa quattro chilometri su pendenze dapprima intorno al 6% e poi via via più dolci, fino a raggiungere un anonimo scollinamento ai 1200 metri di quota, per poi cominciare a scendere gradualmente fino a incontrare in successione il col de l'Ablé (1145) e il col de l'Orme (1000). Ho una ventina di chilometri alle spalle, e dopo un altro chilometro in leggero saliscendi mi congiungo alla strada proveniente da Lucéram all'altezza del pas de l'Escous.
I cinque chilometri seguenti conducono ai 1370 metri della baisse de la Cabanette e sono probabilmente i più spettacolari di tutto il giro grazie a una serie di 15 arditi tornanti che scalano la parete rocciosa con magnifica vista verso la costa azzurra, peccato soltanto che la foschia impedisca ancora di distinguere chiaramente il mare. Quanto alla salita, in questo settore si viaggia intorno al 7% di pendenza media, la maggiore di tutto il Turini, ma basta tenere un'andatura controllata e costante per salire senza affanno. Gli unici problemi sono il caldo che sta diventando intenso e un insolito inconveniente che però condizionerà tutto il prosieguo del giro: mentre mi fermo a un tornante ben esposto per scattare una foto, la suola della scarpa sinistra si stacca, rimanendo per fortuna agganciata a un perno sotto il tallone; da qui in poi, mi toccherà pedalare senza aggancio al pedale, e per fortuna che la suola non si è staccata del tutto, altrimenti avrei visto i sorci verdi.
Passata l'arrabbiatura per l'ennesimo guaio della stagione e verificato che posso comunque proseguire senza troppi problemi, raggiungo in breve la baisse de la Cabanette, dove mi immetto nella strada dell'Authion proveniente dal col Saint-Roch. Di fatto, la salita vera e propria termina qui, perché nei rimanenti 10 chilometri si salirà per meno di 250 metri, per di più concentrati in massima parte in un paio di tronconi: il primo poco prima di entrare nell'abitato turistico di Peira Cava, il secondo a un paio di chilometri dal colle, quando più o meno in corrispondenza del rientro nel parco del Mercantour si incontrano alcune rampe davvero impegnative, ma il tutto per meno di un chilometro. Per il resto, lunghissimi tratti in falspiano con qualche lieve contropendenza che mi inducono a spingere un rapporto fin troppo lungo, col risultato di ritrovarmi con le gambe un po' imballate sulle rampe più dure dell'Authion.
Arrivato al col du Turini addirittura in discesa, constato che a dispetto della sua fama motoristica è uno dei passi di mezza montagna più anonimi che io ricordi, dopodiché riprendo a salire in direzione dell'Authion, 400 metri più in su, e da qui in avanti si fa sul serio. I primi quattro chilometri portano prima alla stazione invernale di Camp d'Argent e poi ai 1900 metri della baisse de Tueis. Si sale a una media del 7,5%, ma a più riprese si tocca il 10, e in buona sostanza con i circa 1500 metri di dislivello già sulle gambe al Turini, per la prima volta tocca sbuffare per guadagnare faticosamente un metro dopo l'altro, in particolare lungo una durissima rampa in uscita da camp d'Argent.
Alla baisse de Tueis ha poi origine il circuito di otto chilometri a senso unico da percorrere obbligatoriamente in senso antiorario, non una buona notizia, perché è da questa parte che si incontrano di gran lunga le pendenze più impegnative. Prima di imboccarlo, ho però la sorpresa di incontrare i due ciclisti incrociati a Sospel, intenti a fare qualche foto, ma anche stavolta non ci sarà modo di fare qualche pedalata insieme, perché rinunciano a percorrere il circuito e iniziano subito la loro discesa dal versante del Braus. Mi tocca quindi procedere ancora in solitaria, imboccando la strada sulla destra che per ben quattro chilometri perde progressivamente quota fino a tornare ai 1800 metri. La strada adesso è strettissima, priva di qualsiasi protezione a valle e in condizioni a dir poco precarie, ma basta tenersi sul lato sinistro per non correre nessun rischio; c'è poi da dire che non esiste quasi più traccia di vegetazione, e questo naturalmente apre la vista a panorami molto ampi sulla catena delle Marittime francesi, ma in generale l'assenza in zona di cime elevate non offre scorci davvero memorabili, ed anzi gli spunti più interessanti sono dati dall'abbondante presenza di ruderi di fortificazioni militari, memoria di un passato non troppo lontano.
Quando poi la strada ricomincia a salire, lo fa con decisione, con due chilometri e mezzo che ne compensano sei di discesa. La pendenza media è vicina al 10%, ma il primo chilometro in particolare è tutto in doppia cifra e, complici il caldo e la fatica già accumulata in precedenza, mi costringe ad arrancare consumando gran parte delle forze residue. Nel chilometro di salita finale, che mi ricorda la parte conclusiva del Sampeyre, la pendenza scende all'8-9% e la vista del punto culminante ormai a portata di ruota incoraggia a tener duro, ma si tratta davvero di salire con la forza dei nervi perché la pedalata si è fatta pesante, e alla fine anche il raggiungimento dell'agognato GPM mi lascia un po' di amaro in bocca, con quel cartello che lascia qualche dubbio sull'altitudine effettivamente raggiunta. Facendo un paio di conti della serva, e partendo del presupposto che il tratto di salita finale cominci effettivamente a 1800, l'impressione è che nei due chilometri e mezzo in questione si superino più di 200 metri di dislivello, certamente più dei 160 che indicherebbe il segnale; impressione avvalorata anche dai due chilometri di discesa che riportano ai 1900 della baisse de Tueis, non particolarmente ripidi, ma neppure in falsopiano al 3%.
2000 o non 2000, le fatiche sono davvero terminate e non resta che concentrarsi sulla trentina di chilometri finali, interamente in discesa. Ritornato rapidamente al col du Turini, gli ultimi 25 chilometri di discesa in val Bevera sono tutti da godere lungo il tracciato e gli imponenti tornanti resi noti dal Rally di Monte Carlo più che dal Tour de France, transitato da queste parti molto raramente. Di particolare rilevanza, dopo il passaggio a Moulinet, l'attraversamento delle gorges du Piaon e il transito accanto al santuario di Notre-Dame de la Menour, abbarbicato sulla roccia e raggiungibile tramite una scalinata che in pietra che scavalca la strada. L'arrivo in una caldissima Sospel conclude poi un giro molto bello e in definitiva altrettanto impegnativo, che di fatto chiude la mia estate in biciletta, che oltre agli ottimi percorsi di luglio e agosto ricorderò per aver toccato un picco di forma elevato che mi ha permesso di portare a termine giri lunghi e dispendiosi senza tirarmi eccessivamente il collo.

il meglio del giro

Indovinata la scelta di salire dal versante del col de Braus che regala una dozzina di chilometri molto belli fino alla baisse de la Cabanette; il circuito dell'Authion è alla fine più uno sfizio che un vero obiettivo cicloturistico.

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