venerdì 10 giugno 2016

Da S. Stefano ad Acqui


Masio - Belveglio - Mombercelli - Castelnuovo Calcea - Moasca - Santo Stefano Belbo - Seirole - Loazzolo - Bubbio - Monastero B.da - Bistagno - Terzo - Acqui Terme - Nizza M.to - Incisa Scapaccino - Masio (Km 99)


A lungo in bilico se indirizzare il giro settimanale verso Santo Stefano o Acqui, alla fine faccio due conti e mi accorgo che è possibile includere entrambe le destinazioni in unico percorso, probabilmente non perfetto, ma che tutto sommato soddisfa i soliti requisiti: chilometraggio e contenuti tecnici adeguati al periodo, ambiente e tranquillità da usato sicuro.
Per il primo terzo del giro, fino a Santo Stefano, opto per una soluzione un po' più movimentata delle classiche fondovalle del Tiglione e del Belbo: per iniziare, salgo alla parte alta di Masio e proseguo per i Mogliotti e la Castagnassa; poi, sceso a Belveglio e Mombercelli, risalgo a Castelnuovo Calcea, e da qui a Moasca, dove imbocco sulla destra la bella strada che mi porta in saliscendi fino a Piana del Salto; infine, cinque chilometri in leggera ma costante discesa mi portano a Santo Stefano, dove entro con 30 chilometri discretamente mossi e panoramici alle spalle.

La parte centrale del percorso, da Santo Stefano ad Acqui, è anche la meno uniforme. Appena fuori dal paese, si comincia infatti a scalare la collina che separa la valle Belbo dalla Bormida, e tra le varie opzioni scelgo la strada di Seirole, caratterizzata da una spettacolare quanto curiosa sequenza di tornanti, al termine della quale si prosegue per circa tre chilometri in saliscendi in quota, prima di un altro paio di belle rampe che portano infine allo spartiacque; è una stradina men che secondaria ma molto divertente e panoramica, e mentre la percorro incrocio una serie di auto d'epoca che probabilmente partecipano a qualche raduno in zona. Per quanto mi riguarda, comincio nel frattempo la discesa, inizialmente molto dolce e che si accentua quando raggiungo il bivio per Loazzolo. I quattro chilometri che seguono sono abbastanza tecnici, ma l'assenza di traffico, il fondo in ottime condizioni e le belle visuali permettono di raggiungere in piena tranquillità la fondovalle Bormida tra Cessole e Bubbio. Inizia a questo punto un tratto pianeggiante, e piuttosto noioso, di una ventina di chilometri, che attraverso Bubbio, Monastero Bormida, Bistagno e Terzo conduce fino ad Acqui, dove mi concedo qualche minuto di sosta.
Ho percorso 65 chilometri e me ne restano 35 per chiudere il giro. Uscito dalla cittadina termale, la strada per Nizza procede in leggero falsopiano fino ad Alice Stazione, per poi diventare una salita vera e propria nei tre chilometri successivi, seppur sempre pedalabili. All'altezza di Castel Rocchero, la salita si conclude e con essa la gran parte delle difficoltà altimetriche, ma una volta sceso a Nizza il chilometraggio comincia a diventare abbastanza notevole, e soprattutto affiora uno strano dolorino al ginocchio sinistro che avevo sentito per la prima volta una settimana fa, nella parte finale del colle dell'Agnello.
Raggiungo Incisa Scapaccino a ritmo ridotto, e da qui attacco l'ultima salitella del giorno lungo la strada per Oviglio: è circa un chilometro e mezzo in buona pendenza che mi fa soffrire un po' nel finale, poi raggiungo il bivio per Roncaglia e dopo un ultimo lieve saliscendi fino ad Abbazia, scendo velocemente al Tanaro, dove termino un giro non indimenticabile ma più che dignitoso, in attesa di dare connotati più precisi a una stagione che fino a questo punto, a parte tre o quattro uscite, stenta un po' a decollare definitivamente.

il meglio del giro

Un giro che qualche anno fa mi avrebbe probabilmente regalato notevoli spunti, va in archivio nel sottofondo un po' grigio della normalità, colpa o merito dell'assuefazione a certi luoghi e paesaggi che proprio ordinari non sono.

Nessun commento:

Posta un commento