giovedì 19 maggio 2016

Da Superga a Bardassano


Torino - Superga - Rivodora - Castiglione T.se - Bardassano - Chieri - Pino T.se - Torino (Km 52)


Condizione fisica in ribasso, tosse residua, malloppo del pranzo domenicale sullo stomaco, umidità da tagliare col coltello: tutti gli ingredienti giusti per rendere la dura salita di Superga un piccolo calvario di cui avrei fatto volentieri a meno. Quando mi rimetto in sella a due settimane dal bel giro sul Faiallo, l'intento è semplicemente quello di ricominciare a muovere le gambe lungo un classico percorso collinare, e il responso non è dei migliori.
Ho sempre grande rispetto per la salita di Superga, che con il suo andamento a gradoni e le sue pendenze a doppia cifra mal si adatta alle mie caratteristiche, ma ormai la conosco benissimo e francamente non mi aspettavo una fatica del genere. Se già sul finire del primo muro mi sento pesante e con pochissima forza per spingere sui pedali, significa che più avanti ci sarà parecchio da soffrire. In realtà, anche nei passaggi più duri, non ho mai la sensazione di rischiare il fuorigiri, ma nel finale del muro centrale e per tutto il terzo muro dopo il breve sollievo di Pian Gambino, devo dare il massimo e lavorare di spalle per produrre una velocità men che ridotta, ma pazienza, proseguendo con costanza arrivo infine alla basilica, dove mi prendo qualche minuto per rifiatare e riordinare le idee.

Sono ovviamente a inizio giro e mi aspettano ancora un paio di salite, certamente meno dure, ma da non sottovalutare, soprattutto la prima che non conosco. Intanto, c'è da tornare al livello del Po attraverso la bella discesa di Rivodora, poi tre chilometri di statale per raggiungere Castiglione, e da qui girare a destra per inoltrarsi nuovamente in collina. Dopo un altro paio di chilometri in falsopiano, inizia la salita di Bardassano, che si rivela fortunatamente molto meno cattiva rispetto alle mie previsioni, quattro chilometri sempre pedalabili, con solo un paio di tornantini nel finale, forse il più agevole scavalcamento della collina torinese in assoluto.
Se la salita è stata abbastanza anonima, la discesa lo è ancora di più, in pratica una lunga planata di 7-8 chilometri in leggera discesa verso Chieri, si strada ampia e rettilinea, da evitare accuratamente di fare in senso inverso, considerato anche il livello di traffico piuttosto veloce e sostenuto. C'è di buono, in compenso, che questo tratto molto filante contribuisce finalmente a sciogliermi i muscoli e così posso affrontare con buon piglio l'ultima asperità di giornata che da Chieri mi porterà a Pino. Anche in questo caso, sono quattro chilometri di salita su pendenze abbastanza regolari, sebbene più accentuate rispetto alla precedente: mi basta comunque impostare un ritmo tranquillo per procedere senza problemi, se non quello del traffico da ora di punta lungo il rettilineo da Chieri alla rotonda all'ingresso di Pino. Altri due chilometri all'insù attraversando il paese fino all'incrocio con la Panoramica, poi non resta che la divertente discesa in città per chiudere un classico giro di allenamento reso un po' più faticoso da una serie di sgradevoli concomitanze.

il meglio del giro

Per una volta, meglio le discese delle salite, quella tecnica di Rivodora e quella veloce di Pino, tutta curve e controcurve.

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