Diano Marina - Capo Berta - Imperia - San Lorenzo al Mare - Costarainera - Cipressa - Santo Stefano al Mare - Riva L.re - Arma di Taggia - Poggio - Sanremo - Arma di Taggia - Riva L.re - Santo Stefano al Mare - San Lorenzo al Mare - Imperia - Diano Marina (Km 73)
E' il sabato della serata finale del festival di Sanremo, e proprio verso la città dei fiori indirizzo finalmente le prime pedalate dell'anno in sella alla vecchia e fedele Cucchietti. L'idea sarebbe di partire da Laigueglia per scavalcare tutti gli storici capi della Classicissima, ma sono fermo da quasi quattro mesi, e alla fine prevale la prudenza. Partenza dunque da Diano per un giro sulle strade del mito che tra andata e ritorno prevederà comunque oltre 70 chilometri, un bell'azzardo in relazione a uno stato di forma ovviamente ai minimi termini, e in effetti solo la buona sorte mi permetterà di portarlo a compimento senza troppi guai.
Cancellati i capi Mele e Cervo, dopo l'attraversamento di Diano, sono subito pronto ad affrontare la prima asperità dell'anno, il Capo Berta. Sono soltanto un paio di chilometri di salita, ma alcuni brevi passaggi all'8-9% ne fanno pur sempre l'ostacolo qualitativamente più alto del giorno. Le gambe sono pezzi di legno, ma le (poche) energie ancora intatte mi permettono di scollinare e quindi scendere a Imperia senza alcun problema, e anzi di godermi le prime di una lunga serie di viste sul mare increspato dal vento.
In città, devo sciropparmi un po' del classico traffico ligure, ma già a Porto Maurizio le cose da questo punto di vista migliorano sensibilmente, e da qui in poi almeno da questo punto di vista non avrò più particolari problemi.
Uscito da Imperia, l'Aurelia prosegue col suo caratteristico andamento ondulato fino a San Lorenzo, dove raggiungo il bivio per la Cipressa al chilometro 15. Quella che mi aspetta è la salita più lunga del giorno, con i suoi sei chilometri che tuttavia non presentano mai pendenze cattive. Dopo un primo chilometro al 5-6%, la strada concede infatti un lungo tratto più agevole man mano che si addentra nell'entroterra, ed è solo il chilometro che precede l'arrivo al traguardo intermedio di Costarainera a proporre nuovamente qualche rampa più impegnativa, quanto basta comunque a far affluire nelle gambe le prime dosi di acido lattico. I due chilometri finali da Costarainera a Cipressa sono però poco più che in falsopiano, e anche in questo caso riesco a raggiungere lo scollinamento con discreta disinvoltura, non fosse che nell'ultimo chilometro ho cominciato a sentire un forte vento contrario, che da questo momento si intensificherà velocemente.
La discesa ad Aregai, molto più breve della salita, è abbastanza ripida ma molto bella, senza passaggi troppo tecnici e con una splendida vista sul mare di Santo Stefano, che raggiungo al chilometro 25. Da qui, attraverso i passaggi a Riva Ligure e Arma di Taggia, ci sono otto chilometri in piano (quelli che da anni rendono nella Classicissima sostanzialmente ininfluenti il Berta e la Cipressa), ma col vento che adesso soffia potente in direzione contraria, sarà proprio in questo settore che consumerò le ultime forze a mia disposizione.
Quando arrivo infine all'attacco del Poggio, mi rendo conto di non avere più spinta sui pedali: con il giro di boa di Sanremo ormai bene in vista, se quella davanti a me fosse una salitella qualsiasi, sarebbe certamente il caso di tagliarla senza troppi pensieri, ma è il Poggio, uno dei passaggi più importanti della storia del ciclismo nostrano, e decido di sobbarcarmelo malgrado tutto. Quello che normalmente non è altro che un trampolino di lancio da percorrere tutto di un fiato prima di piombare su Sanremo, per me diventa un piccolo Fauniera, con le rare rampe sopra il 5% che mi fanno soffrire a dismisura, e i lunghi tratti in falsopiano battuti dal vento che supero a velocità imbarazzante. Alla fine, arrivo in qualche modo all'abitato del Poggio, e dopo una bevuta mi butto nei tre bellissimi chilometri di discesa che mi riportano all'Aurelia proprio all'ingresso della città.
Supero corso Cavallotti e arrivo alle porte del centro, con il teatro Ariston a poche decine di metri, ma la calca non fa per me e svolto verso il lungomare.
Per tornare a Diano ci sono 30 chilometri pianeggianti che per buona parte percorrerò lungo la pista ciclabile ricavata dal vecchio percorso della ferrovia, ma nelle condizioni precarie in cui mi trovo potrei andare incontro ugualmente a brutte soprese. Per fortuna, il vento che fin qui mi ha fatto penare, diventa a questo punto il mio migliore alleato, soffiando impetuoso alle mie spalle e permettendomi di spingere il lungo rapporto mentre costeggio le onde che si infrangono sugli scogli. A San Lorenzo, la ciclabile (purtroppo) finisce e mi reimmetto sull'Aurelia. Un breve quanto faticoso saliscendi mi riporta a Imperia, che supero nuovamente in tutta la lunghezza. Al termine della città, evito stavolta di riscalare Capo Berta, aggirandolo lungo il mare attraverso una comoda strada chiusa al traffico motorizzato per il pericolo di frane. Sono gli ultimi chilometri del giro d'esordio della stagione, che mai come quest'anno mi ha regalato tanti momenti da ricordare.
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