giovedì 11 settembre 2014

L'anello del colle di Caprauna


Garessio - Colle di San Bernardo - Erli - Zuccarello - Martinetto - Castelbianco - Nasino - Alto - Caprauna - Colle di Caprauna - Ormea - Garessio (Km 81)


Giro lungo e faticoso sulle Alpi Marittime a cavallo tra Piemonte e Liguria, con obiettivo principale il colle di Caprauna, salita eterna e poco conosciuta che mette in collegamento il mare di Albenga con l'Alta valle Tanaro di Ormea. Incoraggiato dalle buone performance delle ultime settimane, rispolvero dunque un percorso di media montagna saltato l'anno scorso a causa del maltempo e in questo caso baciato da un sole pieno, ma mai tanto caldo da costituire un problema; a dispetto di altitudini relativamente basse, chilometraggio e dislivello complessivi consigliano tuttavia di non prendere sottogamba questo anello, sin dalle prime pedalate da Garessio.
Il tempo di uscire dal paese ambientandomi all'aria fresca e di imboccare la strada per Albenga, e si comincia subito a salire verso il colle di San Bernardo, prima difficoltà del giorno. È una salita di circa sette chilometri su strada ampia che procede abbastanza regolare, con qualche passaggio all'8% compensato da un buon chilometro al 4-5% intorno a metà ascesa. Gli otto tornanti che intervallano la salita e le belle visuali sulla valle Tanaro fanno del San Bernardo un ottimo antipasto al piatto principale della giornata, eppure, per quanto non forzi mai l'andatura, non sento mai la pedalata dei giorni migliori: non posso parlare di difficoltà particolari, ma mi mancano brillantezza e fluidità, e trattandosi dei primi chilometri di un giro piuttosto lungo, non è un segnale molto incoraggiante.
Raggiungo comunque lo scollinamento nei tempi previsti e affronto quindi la lunga discesa di oltre venti chilometri verso il mare; i primi sette chilometri, ancora in provincia di Cuneo, sono molto filanti, poi si fa ingresso in provincia di Savona e la strada si infila in uno stretto budello con una serie di curve e controcurve che richiedono un minimo di prudenza in più, sebbene la carreggiata sia sempre ampia e il traffico ma fastidioso. Quando poi si arriva a Erli e si supera una cotropendenza di circa mezzo chilometro, la discesa si assesta su pendenze molto moderate che consentono di raggiungere Zuccarello e infine la frazione di Martinetto di Cisano sul Neva in pieno rilassamento.
Ho percorso ventotto chilometri tutto sommato tranquilli, quando lascio la strada per Albenga e imbocco sulla destra la val Pennavaire che culminerà al colle di Caprauna fra altri ventotto chilometri, 1300 metri più in su. Il primo terzo di salita, attraverso i territori di Castelbianco e di Nasino, è in realtà un lungo falsopiano con la strada che affianca il torrentello, dove l'unica insidia è rappresentata da una leggera brezza contraria che tuttavia non sarà mai fastidiosa.
Poco dopo il passaggio alla frazione Mulino, con pregevole ponte in pietra sulla sinistra, la strada comincia a salire più decisamente tra il 5 e il 6% inoltrandosi nel bosco e di lì a poco si rientra in provincia di Cuneo. Per ragioni storiche che affondano le radici nel periodo feudale, i territori comunali di Alto e di Caprauna, due tipici borghi dell'entroterra ligure, fanno infatti parte del Piemonte, di cui sono gli unici due comuni tributari del mar Ligure e non dell'Adriatico.
Tecnicamente, man mano che si procede, la pendenza si fa più sensibile, arrivando raramente a toccare la soglia del 10%, per il resto assestandosi intorno al 6-7%; quel che più conta è che anche ora sento la pedalata un po' più pesante di quanto non mi sarei aspettato, e una certa monotonia della strada non aiuta a liberare la mente dal timore di entrare in crisi nel momento sbagliato. Non resta che continuare facendo doppia attenzione a non sbagliare i rapporti e a non disperdere energie inutilmente.
Il passaggio ad Alto ha il pregio di rappresentare un importante traguardo intermedio, che in una salita così lunga aiuta a predisporsi positivamente allo sforzo successivo. La segnaletica indica sei chilometri a Caprauna, il che significa media del 5%, ma questo è in assoluto il tratto più discontinuo. I primi due chilometri salgono con decisione attraverso una serie di tornanti intervallati da rampe lunghe e molto dure, poi la pendenza si alleggerisce fino a spianare per un altro buon paio di chilometri, e infine l'ultimo spezzone dal bivio per Aquila di Arroscia al paese è nuovamente al 7-8%.
Giunto al cinquantesimo chilometri a Caprauna, bel borgo alla soglia dei 1000 metri di altitudine, mi concedo dieci minuti di sosta programmata per dissetarmi e mangiare qualcosa, mentre pianifico mentalmente il resto del giro: mancano ancora sei chilometri al colle, ma a parte il penultimo dovrebbero essere abbastanza pedalabili, e per quanto mi senta piuttosto stanco, penso che mi basterà procedere con lo stesso passo tranquillo e tener duro nel passaggo più difficile per portare a casa la salita senza troppi problemi. È più o meno quello che avviene, per qualche chilometro si sale con una certa facilità, per quanto facile possa essere la parte finale di una salita così lunga, poi arriva l'atteso inasprimento: per un chilometro abbondante si torna a salire su pendenze costantemente tra l8 e il 9%, le energie di scorta sono quasi terminate e ogni rampetta costa il massimo sforzo; è un momento di sofferenza ma me lo aspettavo e cerco di gestirlo misurando ogni metro di strada, consapevole che non durerà molto, e quando al termine di un rettilineo vedo finalmente la strada spianare, capisco che è fatta.
Un ultimo chilometro pedalabile e sono finalmente al passo, a dove si apre una magnifica visuale sulle cime delle Alpi Marittime e sulle verdissime vallette che degradano verso il mare. In definitiva, una salita che ha nella lunghezza la sua maggiore insidia, ma che non disdegna di tanto in tanto di proporre passaggi impegnativi, e che richiede pertanto un adeguato allenamento per essere affrontata senza pagare un dazio troppo pesante. Dal punto di vista cicloturistico, il Caprauna non offre moltissimo: la val Pennavaire è molto verde, discretamente aperta e punteggiata da affascinanti borgatine, ma non si può dire che i panorami attraversati siano indimenticabili.
Quanto alla discesa, il primo paio di chilometri fino al passo di Prale (nuovamente in Liguria, ma stavolta in provincia di Imperia) sono molto scorrevoli e panoramici, poi torna in provincia di Cuneo e la strada si immerge nel bosco, sempre ampia ma purtroppo con fondo ruvido e a tratti rovinato. Le pendenze sono più marcate rispetto al versante ligure, ma soprattutto mi preoccupa una brutta contropendenza al 7% di cui ho letto in giro; in realtà, si tratta di poco più di un dosso di poche centinaia di metri che si supera quasi di slancio, poi la discesa riprende per qualche chilometro fino a incrociare la statale el colle di Nava a Cantarana, poco sopra Ormea.
Ancora una dozzina di chilometri in leggero falsopiano a scendere e torno infine a Garessio, chiudendo un anello interessante come lo sono quasi tutti i percorsi che si possono disegnare nell'Alta valle Tanaro: garanzia di strade tranquille immerse nel bosco e di salite impegnative quanto basta. Per quanto mi riguarda, soddisfazione aggiuntiva per aver portato a termine un giro così ostico anche in una giornata con condizione non proprio al massimo.

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