Ovada - Molare - Cassinelle - Bric Berton - Urbe - Passo del Faiallo - Passo del Turchino - Masone - Campo Ligure - Rossiglione - Ovada (Km 85)
Fiasco difficile da digerire. Un giro più volte rimandato nelle settimane precedenti e che doveva essere tra i più belli della stagione si risolve purtroppo in una delle peggiori delusioni della mia carriera ciclistica: il percorso prevede le scalate al Bric Berton e al Faiallo ed entrambi, per motivi diversi, mi restano sul gozzo lasciandomi alla fine la sensazione di un'occasione sprecata in una giornata inutilmente faticosa.
Parto dall'uscita dell'autostrada a Ovada e dalle prime pedalate mi rendo conto che avrò nel vento un indesiderato compagno di viaggio, fortuna che fa parecchio caldo e le folate contribuiscono a mantenermi fresco anche nei tratti esposti al sole. I primi chilometri attraverso Ovada e poi lungo la provinciale verso Molare sono leggermente ondulati ma abbastanza trafficati, ed è con sollievo che giunto in paese abbandono la strada per Acqui per imboccare a sinistra quella per Cassinelle, circa cinque chilometri più in su. La strada sale dolce e regolare, l'ideale per scaldare i muscoli in vista della tarantella che dovrò ballare nei chilometri successivi.
Arrivato a Cassinelle senza affanni, proseguo per circa tre chilometri su una strada che ora propone alcuni morbidi saliscendi che affronto con tranquillità, quindi, al chilometro 14, inizia il tratto più impegnativo della giornata: tre chilometri al 6-7% medio ma con qualche sbalzo vicino al 10%, seguiti da un durissimo passaggio di qualche centinaio di metri sopra l'11% che porta a un primo scollinamento intorno a quota 630 metri. Da questo momento e per i 10 chilometri successivi fino alla frazione Moretti sarà un continuo mangia-e-bevi in quota su rampe ora pedalabili ora ripide che avranno l'unico denominatore comune nella vaga impressione sta stare disperdendo inutilmente tesori di energie. Il lato positivo è comunque il paesaggio, davvero molto bello, che man mano che mi avvicino alla Liguria assume sempre più i tratti e i profumi della macchia mediterranea. Supero e tralascio i bivi per Morbello e Ponzone, oltrepasso un altro 'falso' scollinamento all'altezza di Abasse, poi raggiungo Pian Castagna dove accosto per riempire la borraccia a una fontana: ho percorso quasi 25 chilometri e tra continui e ravvicinati cambi di ritmo, di questa strada non ci ho ancora capito sostanzialmente nulla. Risalgo in sella e dopo un'ulteriore tratto in discesa raggiungo l'abitato di Moretti da cui si attaccano i due chilometri finali della salita al Bric Berton: la pendenza adesso si attesta intorno al 7%, ma finalmente si sale regolare e per la prima volta riesco a impostare la mia cadenza e a procedere senza strappi fino a raggiungere il passo, da cui si gode una bella vista sui monti che separano questo estremo lembo di Piemonte dalla costa ligure: qua e là qualche nuvola avvolge le cime, ma di fronte a me vedo il Beigua sgombro e la cosa mi incoraggia a proseguire, senza immaginare in cosa mi imbatterò una ventina di chilometri più avanti.
La discesa dal bricco al bivio per Sassello è per un paio d chilometri un gradevole falsopiao a scendere, poi nella seconda metà diventa ripida, ma la sede stradale è larga e in buono stato e giungo senza problemi a ricongiungermi alla provinciale per Urbe, distante una decina di chilometri e prefissato luogo di tappa. La strada, tutta nel bosco, prevede una prima metà in salita al 3-5% fino ai 700 metri circa della frazione di La Carta, poi nei successivi quattro chilometri si scende a Urbe, a circa 500 metri di quota. Quando mi fermo in un bar per un panino e una bibita non ho neppure ben chiaro quanto dislivello abbia già caricato nelle gambe, a occhio e croce direi poco più di 1000 metri, ma so che fra poco mi attenderanno gli ultimi 550 metri di ascesa al passo del Faiallo, versante savonese, distribuiti su una dozzina di chilometri: una salita tutto sommato facile nella quale l'unico rischio sarà una crisi dovuta al chilometraggio, dal momento che a Urbe ho già sulle gambe una quarantina di chilometri abbastanza movimentati.
La sensazione è tuttavia di un buono stato di forma complessivo e quando inizio a risalire la valle dell'Orba, molto dolcemente nei chilometri fino a Vara Inferiore, valuto che mi basterà non strafare per evitare brutte sorprese. Giudizio tecnicamente ineccepibile, visto che i chilometri scorrono via uno dopo l'altro senza particolari problemi, salvo un po' di fatica nell'ottavo chilometro, dove la pendenza media si attesta intorno al 7%; quello che proprio non avevo messo in conto è lo scenario da incubo nel quale improvvisamente mi immergo a poco più di un paio di chilometri dal passo, quando la strada esce dal bosco, la salita spiana e in teoria dovrebbe cominciare il settore più panoramico del giro, con magnifica vista su Genova e buona parte della costa ligure.
Avevo sentito parlare della 'nebbia del Faiallo', che alcuni paragonano a quella del Sampeyre, ma non avrei mai immaginato un muro bianco così spesso, portato su dal mare da potenti raffiche di vento, con visibilità che si riduce a dieci metri scarsi e una leggera pioggerella ghiacciata che si addensa su braccia e gambe. Va da sé che la temperatura estiva precipita paurosamente, ma per fortuna non scende sotto i 15° e almeno da questo punto di vista la discesa sarà poco piacevole ma più che sopportabile. Quel che più mi preoccupa, perso in quel muro di nebbia che mi accompagnerà fino al Turchino, è di non essere visto da qualche auto che sopraggiunge alle mie spalle, dal momento che alla mia destra c'è soltanto il parapetto che separa la sede stradale da una ripida scarpata. Da questo momento, addio panorami sul mare, addio Bric del Dente, addio forte Geremia: quello che conta è scendere con la massima prudenza, anche perché il fondo è umido e scivoloso. Mi conforta il fatto di essere una bella 'macchia rossa' e soprattutto di constatare che la giornata da lupi ha tenuto chiunque lontano dal Faiallo...
Alla fine, raggiungo l'agognato Turchino e una volta superata la galleria ripiombo nel mondo normale. Il cielo è ancora coperto, ma finalmente si ritorna a vedere qualcosa oltre la ruota anteriore della bicicletta. A chiudere il giro mancano circa venti chilometri in prevalente discesa lungo la valle Stura, e paradossalmente saranno forse i più piacevoli del giorno, con la filante discesa a Masone seguita dai lunghi rettilinei pedalati con vento adesso a favore fino a Campo Ligure e Rossiglione, e infine il suggestivo attraversamento della stretta gola che precede gli ultimi chilometri fino a Ovada. È la conclusione un po' mesta di un giro che ha tradito tutte le aspettative, tranne forse quella di una condizione in crescita, da sfruttare almeno fino all'appuntamento di metà luglio con l'Alpe d'Huez.
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