venerdì 28 giugno 2013

Mombarcaro 4x4


Niella Belbo - S. Benedetto Belbo - Mimberghe - Mombarcaro - Valle - Mombarcaro - Lunetta - Mombarcaro - Monesiglio - Noceto - Mombarcaro - Niella Belbo (Km 51)


Più o meno tutti sanno che coi suoi 896 metri di altitudine Mombarcaro è il punto più elevato delle Langhe, e molti sono in grado di arrivarci risalendo la valle Belbo o percorrendo la provinciale proveniente da Monesiglio in valle Bormida; quello che forse i più ignorano è che le strade di accesso alla 'Vetta delle Langhe' sono una buona dozzina, la maggior parte interamente asfaltate, seppure talvolta in condizioni precarie e, per larghezza e pendenze, più simili a mulattiere che a strade vere e proprie. Partendo da questo pensiero, ecco dunque la decisione di dedicare a Mombarcaro un'intera giornata, andando a scovare e a scalare quattro dei versanti più impervi lungo un percorso difficile da decifrare sulla carta, ma a conti fatti vario e impegnativo quanto un'arrampicata alpina: resta fuori la tremenda salita di Brondo, ma per il famigerato muro langarolo preparerò semmai un giro ad hoc in futuro. Mombarcaro 4x4, dunque, e non solo per il numero delle salite, ma anche perché tutte presentano passaggi più o meno prolungati nei quali verrebbe la voglia di equipaggiare la bici con una bella trazione integrale: non sono un patito delle pendenze estreme, ma mettere nelle gambe un po' di strappi a doppia cifra può tornare utile per le uscite in montagna previste a partire da luglio.
La partenza è fissata a Niella Belbo con immediata e veloce discesa a San Benedetto, il cielo è leggermente coperto ma non fa freddo e comunque le previsioni danno miglioramento col passare delle ore, per cui c'è da star tranquilli per il resto della giornata. Poco prima di entrare nel centro di San Benedetto, lascio la strada principale per svoltare a sinistra in direzione di Mombarcaro via borgata Mimberghe. La salita dura è lunga poco più di un chilometro e mezzo, ma la pendenza media è del 10% con tratti che toccano il 15: è il caso della prima rampa, ancora tra le ultime case del paese, un'autentica rasoiata a freddo che mette subito a dura prova gambe e polmoni, ma so bene cosa mi aspetta in giornata e la supero senza fretta. Uscito dal paese, la strada entra nel verde dei prati dell'alta valle Belbo alternando tratti pedalabili e strappi volenti fino a Mimberghe, per poi proseguire ancora in doppia cifra fino al ricongiungimento con la provinciale proveniente da Niella. La salita vera di fatto termina qui, sebbene a Mombarcaro manchino ancora quattro chilometri e circa 100 metri di dislivello coperti quasi interamente nell'ultimo chilometro che porta fino alla piazzetta centrale del paese.
La prima scalata, la più breve e forse la meno difficile, è alle spalle e tutto sta andando per il meglio, non resta che iniziare la discesa che mi riporterà alla fondovalle del Belbo. Anche in questo caso, la strada è scorrevole e arrivo in fretta in vista del ponte, prima del quale imbocco a destra la bella stradina per San Benedetto che percorrerò per circa un paio di chilometri e mezzo fino al bivio per la borgata Valle, da cui ha inizio una delle cosidette 'salite dei campioni' un po' pomposamente intitolata a Fausto Coppi. Dubito che l'Airone abbia mai pedalato su questa strada di poco meno di due chilometri, di sicuro ne avrebbe apprezzato i primi 500 metri fino alla borgata che vantano direi la maggior pendenza di tutto il giro, con punta nell'attraversamento dell'abitato superiore al 15%. Quanto a me, lo sforzo per superare l'ostacolo è intenso ma per fortuna abbastanza breve, e una volta oltrepassata la borgata, la salita prosegue per una altro chilometro abbondante senza più riproporre pendenze troppo impegnative fino a giungere alla chiesa di San Luigi dove mi reimmetto nella provinciale; è semmai a questo punto che, come accadrà anche nell'ultima salita, arriva la brutta notizia che non ci si aspetterebbe, perché a Mombarcaro mancano ancora un paio di chilometri tutt'altro che banali, solo che la strada è larga e il paesaggio circostante ampio, e passaggi all'8-9% sono difficili da percepire per l'occhio quanto difficili da digerire per le gambe.
Non c'è comunque troppo tempo per pensarci, perché una volta riguadagnato lo scollinamento (stavolta evito l'ingresso in paese, così come al termine dell'ultima scalata) è subito il momento di deviare a sinistra per Costalunga e poi per Casa Roccabertone, da cui ridiscenderò a fondovalle al termine di una ripida e tecnica discesa.
Terminata la discesa, immediata svolta a destra per attaccare la terza salita dal versante della borgata Lunetta. Questa volta i chilometri di salita fino all'immissione nella provinciale sono poco più di tre, con pendenza media intorno all'8% ma con ripetuti e relativamente lunghi tratti al 10-12%. Non so se sia perché le due salite precedenti cominciano a farsi sentire, perché nel frattempo il sole ha cominciato a picchiare o perché questi sforzi prolungati sono di per sé più difficili da gestire rispetto alle brevi rasoiate di Mimberghe e Valle, fatto sta che l'impressione è che sia questa la salita complessivamente più faticosa del giorno, in particolare nei passaggi in borgata Lunetta e nel tornantone finale.
Ritornato nella piazzetta di Mombarcaro con discreta pesantezza, approfitto dell'unico baruccio per mangiare e bere qualcosa e per prepararmi anche psicologicamente all'ultima fatica, la salita da Monesiglio dal versante della borgata Noceto. È un'ascesa di quasi cinque chilometri che ho già affrontato circa un anno e mezzo fa e che all'epoca mi era sembrata piuttosto dura: la differenza è che in quel caso si trattava della prima salita del giro, stavolta della quarta; a mio vantaggio c'è d'altra parte la conoscenza della strada che mi aiuta a concentrare lo sforzo nei momenti topici, a inizio e fine salita, dove le pendenze superano ancora una volta abbondantemente la soglia del 10%. L'ultimo drittone prima di rientrare nella provinciale, in particolare, mi appare ripidissimo ed eterno, e per la prima volta sono costretto a dar fondo a tutte le energie residue per guadagnare affannosamente l'agognato bivio.
A questo punto, come già dopo la salita della borgata Valle, rimangono i due impegnativi chilometri prima dell'ultimo scollinamento. Di forze per spingere sui pedali ne sono rimaste ben poche, non mi resta che scalare il 25 e percorrere metro per metro l'ultimo spezzone di salita ad andatura men che turistica, cercando di concentrarmi sulla bellezza dei panorami che finalmente spaziano fino all'arco alpino, col Monviso che svetta maestoso come al solito.
Raggiunta la vetta, restano soltanto i sette chilometri in leggera discesa battuti da un moderato vento laterale per chiudere un giro dal tracciato anomalo, ma nel complesso divertente e ben calibrato dal punto di vista prettamente tecnico.

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