Masio - Belveglio - Mombercelli - Castelnuovo Calcea - Moasca - S. Stefano Belbo - Seirole - Cassinasco - Canelli - Calamandrana - Nizza M.to - Incisa Scapaccino - Cortiglione - Masio (Km 76,4)
Inizio aprile o fine giugno? È l'interrogativo di questo sabato con temperature sopra i 30°, almeno 10 oltre le medie del periodo. La cosa mi farebbe anche piacere, se non fosse che ho pianificato il giro finora più lungo dell'anno, sui 75 km, e col gran caldo c'è il grosso rischio di ritrovarmi senza accorgermene disidratato, soprattutto negli ultimi 25 km pianeggianti.
Il percorso, a dire la verità un po' sotto le attese, si divide in tre parti, con inizio e finale solo leggermente mossi, e parte centrale con scalata quasi interamente inedita al Bric delle Forche dal versante di Seirole.
So che mi aspettano almeno 3 ore di pedalate e parto tranquillo, impostando l'intero giro sulla regolarità per non far saltare la gamba anzitempo. Man mano che macino chilometri, il pensiero resta all'ultima ora, quando il sole a picco renderà essenziale dosare coin cura le energie residue.
I primi 20 chilometri culminano con la prima salitella a Castelnuovo Calcea, preceduta da circa un chilometro di falsopiano con debole vento contrario. Nessun problema, si tratta di poco più di mezzo chilometro con pendenze al 7-8%, che ormai supero in assoluta scioltezza. Al termine della successiva discesa, mi ricongiungo alla statale per Canelli, che di lì a poco comincia a salire regolare, con pendenza intorno al 5%. Al culmine del dosso, raggiunta la parte bassa di Moasca, lascio la strada principale per svoltare a destra in direzione di Calosso. Qui la strada si impenna subito con decisione, impegnandomi per la prima volta. Sono poche rampe che mi fanno raggiungere la sommità di una collinetta nel giro di un chilometro scarso, ma ora si sale quasi al 10% ed è un sollievo quando raggiungo il crinale e mi si apre davanti una spettacolare vista sulla distesa delle colline astigiane, coi filari che danno i primi timidissimi segni di vita.
Un altro paio di chilometri prevalentemente in discesa, salvo qualche brevissima contropendenza, e raggiungo Piana del Salto, dove giro a sinistra verso S. Stefano. I cinque chilometri che mi separano dal paese di Pavese sono in leggera discesa e pur senza forzare è in questo tratto che mantengo la massima velocità media.
Quando entro in S. Stefano, ho ormai percorso 30 km, i polpacci sono pressoché integri, ma decido per una volta saggiamente di fare una breve sosta a un bar per fare rifornimento di integratori salini. Appena all'uscita del paese, infatti, mi attende l'unica vera asperità della giornata, con la lunga (8 km abbondanti) salita a Bric delle Forche. Erano anni che vedevo quell'invitante bivio per Seirole, ma per un motivo o per l'altro non l'avevo mai imboccato. Il tracciato sulla cartina parla di una serpentina di ben 19 tornanti in successione che mi fanno pregustare panoramiche da Stelvio in miniatura. La realtà è un po'diversa: la pendenza mai troppo elevata impedisce quasi sempre di scorgere la strada al di sotto del tornante precedente, e non resta che concentrarsi sul paesaggio circostante, quello sì sempre suggestivo.
Via via che risalgo, comincio a sentire l'effetto del caldo e gli ultimi tornanti risultano più difficili di quanto non lo siano realmente, fatto sta che raggiungo la cresta con una certa stanchezza che comincia a farsi sentire, e la salita è tutt'altro che terminata. Il apio di chilometri che segue mi mantiene in quota ed è buono per rifiatare, grazie anche a un paio di brevi passaggi in discesa, ma quando mi ricongiungo alla strada per Cassinasco inizia un nuovo tratto di circa un chilometro di salita piuttosto sostenuta. Un altro susseguirsi di saliscendi e finalmente compare davanti a me il Bric delle Forche, dominato da una casa che gode di una delle più belle vedute che si possano trovare, a nemmeno 600 metri di altezza.
L'ultimo dente che precede lo scollinamento è forse il più duro del giro, con un paio di rampe che puntano dritte all'insù senza fare sconti, ma da questo momento si può dire che tranne un paio contropendenze dalle parti di Cassinasco il peggio è alle spalle.
La discesa è quasi sempre tranquilla e scorrevole, a parte l'ultimo chilometro dal santuario dei Caffi a Cassinasco che scende a picco e che affronto con la consueta cautela.
In compenso, i quattro chilometri che degradano da Cassinasco a Canelli sono molto rilassanti, con pendenza regolare, strada larga e fondo in perfette condizioni.
Arrivo a Canelli con ormai 50 km nelle gambe, ma ancora in buone condizioni per impostare la terza parte del giro con la dovuta lucidità. L'imperativo è di non forzare il ritmo, e nei 10 chilometri che mi separano da Nizza è dura resistere alla tentazione di mettere il rapportone per sfruttare al meglio la quasi impercettibile discesa e il leggero vento a favore, ma i chilometri passano e quando a Incisa supero il massimo stagionale dei 65 chilometri, capisco che è il momento di una nuova sosterella prima di affrontare la breve salita a Cortiglione e i chilometri finali. Alla fine, soltanto nell'ultimissimo tratto comincio a sentire le gambe pesanti, ma il giro è ormai concluso con sensazioni più che positive in vista delle prossime due uscite.
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