lunedì 11 ottobre 2010

La Langa nascosta



Cerretto Langhe - Cravanzana - Torre Bormida - Gisuole - Feisoglio - Cravanzana - Arguello - Pedaggera - Cerretto Langhe (Km 41,7)



Per chiudere degnamente la stagione in una dolcissima domenica autunnale, disegno un percorso breve ma duro e suggestivo sulle strade dell'Alta Langa che ormai da qualche tempo ha in parte soppiantato nel mio cuore il fascino classico e decisamente inflazionato della Bassa Langa. Nel momento in cui le uscite in bici diventano sempre più occasione di evadere dalle beghe del lavoro e della vita in città, preferisco concentrare le mie ricerche su stradine sperdute e solitarie tra noccioli e castagni, piuttosto che ripercorrere le ricche, coloratissime e - soprattutto la domenica - trafficate alture coperte di vigneti.
L'itinerario prevede tre discese e altrettante salite, di cui le ultime due inedite e molto temibili sulla carta, che renderanno il giro tecnicamente interessante e impegnativo; anche dal punto di vista paesaggistico alcuni tratti si rivelano particolarmente remunerativi, malgrado la giornata non molto luminosa e qualche passaggio tutt'altro che memorabile. In sostanza, un percorso da prendere come spunto per qualcosa di più completo in un futuro più o meno prossimo.
Il punto di partenza è a cerretto Langhe, in vetta al versante sinistro del Belbo, e la scelta si dimostra azzeccata sia logisticamente che per la presenza di una delle poche vecchie trattorie rimaste nelle Langhe, dove mi godrò colazione e pranzo pre e post-giro al riparo dalle frequenti fregature dei dintorni. La temperatura alle 11 è già abbastanza mite da suggerirmi di rinunciare ai gambali, e a parte il primo paio di chilometri a freddo non ne sento in effetti la mancanza per tutto il giro, anzi durante le salite dovrò anche aprire la giacca a vento.
Parto con accortezza, con lo scopo di salvaguardare la gamba il più a lungo possibile, visto che i chilometri più duri saranno nel finale. I primio chilometri percorrono in discesa la strada da Cerretto al ponte sul Belbo, una delle salite più dure della zona, ma poco prima di raggiungere il torrente intravedo sulla sinistra quella che sarà la prima rampa della salita verso Arguello, che mi attende fra una trentina di chilometri: impressionante.
Cerco di non pensarci, anche perché di lì a poche centinaia di metri, la strada sotto i pedali comincia ad alzarsi in direzione di Cravanzana. Sono poco più di due chilometri e l'obiettivo è di farli senza strappi: la prima parte, pur presentando un paio di strappi impegnativi, passa senza nessun problema; gli ultimi 7-800 metri subito dopo un tornante a destra sono i più duri, con un lungo drittone intorno al 10% prima degli ultimi 150 metri in cui la strada spiana leggermente prima di congiungersi con la provinciale della valle Belbo sul crinale del versante destro. Sono all'altezza di Cravanzana e di fatto non faccio altro che attraversare la strada e lanciarmi di nuovo in discesa verso Torre Bormida e la fondovalle: la strada è ampia e scorrevole e percorro piacevolmente il susseguirsi di rettilinei, curve e tornanti che nel giro di qualche minuto mi conducono a Torre e dopo un altro chilometro alla fondovalle del Bormida.
I cinque chilometri che seguono son anche gli unici pianeggianti dell'intero giro, e ne approfitto per impostare un buon ritmo e spezzare il fiato in vista della seconda salita, la più lunga della giornata che mi porterà alla soglia degli 800 metri, 'cima Coppi' del giro.
Dopo una serie di curvoni che seguono le anse del fiume, arrivo alla borgata Gisuole, da cui ha inizio la risalita dopo una strettissima curva a gomito sulla destra. Definire la strada 'secondaria' è già un eufemismo, si tratta di una sottilissima striscia di asfalto (in buono stato, bisogna dire) che risale subito con una certa decisione la collina. Le uniche cose che so sono che la lunghezza è di sei chilometri e il dislivello di 450 metri, con pendenza media del 7,5%: cifre di tutto rispetto a cui si aggiunge una recensione letta in Rete in cui si parla di salita molto bella e altrettanto dura. In realtà, lo spauracchio è meno brutto di quanto pensassi, è vero che di tanto in tanto arrivano rampette a doppia cifra che richiedono un certo sforzo, ma in generale le pendenze sono piuttosto regolari e non mancano tratti quasi pianeggianti nei quali riprendere fiato. Le gambe dal canto loro girano bene, e ho tutto il tempo di godermi l'ampiezza delle panoramiche che man mano che salgo di quota diventano più spettacolari, aprendosi a tutta la catena degli Appennini dell'entroterra savonese. Nella seconda metà, la strada si addentra poi nel bosco, dove rosso, giallo e marrone hanno già iniziato a insidiare il monopolio del verde offrendo una varietà di colori di stagione davvero suggestiva. Al quinto chilometro, incontro un bivio non segnalato, ma ho l'intuizione giusta nel seguire la deviazione a sinistra che continua a salire: ho ormai il sentore che lo scollinamento sia nelle vicinanze e aumento leggermente l'andatura, ma manca ancora un buon chilometro prima di raggiungere la sommità del bricco da cui si apre una bellissima visuale sulla valle Belbo.
Un paio di tornanti in ripida discesa e mi ricongiungo nuovamente con la strada principale della valle che prendo a percorrere in discesa in direzione di Feisoglio e nuovamente Cravanzana. Sono all'incirca sei chilometri molto filanti al termine dei quali lascio la provinciale per svoltare a sinistra in direzione di Cerretto e ripercorrere in discesa quella che era stata la prima salita di giornata fino al ponte sul Belbo.
È a questo punto che, lasciata la già durissima strada per Cerretto, mi aspetta il tratto più difficile del giro e probabilmente dell'anno: i due chilometri che mi porteranno ad Arguello con pendenza media dell'11%: se si aggiunge che il secondo chilometro salvo l'ultima ripida rampa è abbastanza pedalabile, ne consegue che il primo ha pendenze più vicine al 15 che al 10%, e anzi i primi 3-400 metri sono i più cattivi e presentano pendenze che si avvicinano (se non raggiungono o addirittura superano) il 20%. Lo sforzo in questo punto è massimo e l'unica cosa che mi convince a tenere duro almeno fino a raggiungere il tornante sempre lontanissimo sopra la mia testa è il pensiero che la rampa successiva non potrà riproporre pendenze simili, altrimenti arriverei ad Arguello in meno di un chilometro. Affronto a zigzag gli ultimi metri prima della curva che prendo larghissima per recuperare un minimo di fiato, e quando rialzo la testa davanti a me ho l'attesa conferma: la strada continua a salire quasi al 10%, ma in confronto a quanto appena lasciato alle spalle, la sensazione è che spiani nettamente, e piano piano ce la faccio a riprendere un buon ritmo di pedalata e proseguire con una certa sicurezza la pur difficile salita. Il secondo chilometro, come detto, è un po' più facile e benché lo strappo iniziale sia stato peggio di una rasoiata per i muscoli delle mie gambe, risalgo a buona andatura fino all'ultimo tornante prima del ricongiungimento con la strada principale per Arguello, cui arrivo non prima di aver superato un'ultima terribile rampetta.
Il tempo di un'ultima foto e riprendo la strada per Tre Cunei: sono 3 chilometri in leggera salita al 3-4% che tuttavia mi danno l'attesa notizia che le energie di cui disponevo, per quanto ben amministrate, stanno giungendo al termine e di qui in avanti dovrò percorre di conserva i pochi chilometri che mi separano dalla Pedaggera, da cui ridiscenderò a Cerretto. La strada corre in cresta e solo nell'ultimo mezzo chilometro propone di nuovo una leggera ascesa, suffuciente tuttavia a far affiorare un piccolo crampo alle coscie sovrastimolate nei chilometri precedenti. La spia della crisi non ha comunque il tempo di accendersi, perché gli ultimi 2-3 chilometri sono in leggera discesa, e di lì a poco ho modo di celebrare la fine della stagione davanti a un monumewntale piatto di tajarin ai funghi seguiti da uno squisito bonet, quanto basta per dare un arrivederci a questi sperduti angoli di Langa.

Nessun commento:

Posta un commento