Saint-Chaffrey - col du Granon - Saint-Chaffrey (Km 24,6)
Seconda uscita francese per scalare un altro mostro sacro alpino. Stavolta il Granon vince il ballottaggio col Galibier per tre buoni motivi: è un po' più vicino, è un po' più basso e - soprattutto - il Galibier è uno di quei colli che di riffa o di raffa prima o poi lo farò; il Granon non l'avessi fatto in questa occasione rischiava di rimanere forse per sempre tra i buoni propositi irrealizzati.
Del Granon ho letto recensioni entusiastiche. Dal mio punto di vista, dividerei il giudizio su due aspetti: tecnicamente basta una parola, è semplicemente terribile, per durezza e continuità mi ha ricordato gli ultimi 10 chilometri dell'Agnello, lunghi rettilinei, semicurve, pendenze sempre attorno al 10% e mai, mai un minuto di respiro, di pianetti non si parla proprio, al massimo qualche decina di metri in cui l'erta si addolcisce, ma alla rampa successiva è subito pronto il conto da pagare con una rasoiata terrificante; quanto al paesaggio, non so che dire, forse la giornata grigia ha incupito le panoramiche d'alta montagna, lo sforzo mi ha impedito di godermi appieno l'ambiente circostante, o il traffico inaspettato mi ha innervosito, fatto sta che la salita mi è parsa ben lontana dalla sensazione di maestosità e di grande impresa che solo 15 giorni prima mi aveva trasmesso l'Iseran.
C'è poi da dire che il Granon è il tipico esempio di esercizio di stile: è una strada che potrebbe tranquillamente non esistere, non inizia e non finisce da nessuna parte, non collega niente, è una mera arrampicata sul fianco di una montagna, bellissima per carità, ma alla fine rimane la vaga domanda: ne valeva la pena? Risposta sibillina: sì, ma non lo rifarei.