martedì 27 luglio 2010

La Langa astigiana



Santo Stefano Belbo - Santuario dei Caffi - Bubbio - Monastero Bormida - Roccaverano - Vesime - Santo Stefano Belbo (Km 59,7)



Torno in sella dopo un mese esatto dall'ultima uscita e stavolta azzecco un percorso da incorniciare, senza dubbio il migliore dell'anno fino a questo punto. Le starde per Bric delle Forche e Roccaverano si dimostrano superiori alle attese, e anche l'azzardo di piazzare un dislivello da colle alpino dopo settimane di inattività alla fine è ampiamente ripagato: molto meglio soffrire in salita che cuocere a 35 gradi lungo un'anonima provinciale di fondovalle.
Decido di spostare la partenza da Vesime a S.Stefano per accorciare il tragitto in auto e parto di buon mattino puntando subito la ormai classica salita a Bric Faidal, spartiacque tra la provincia di Cuneo e quella di Asti, nella quale si svilupperà in massima parte il percorso. La giornata luminosa rende l'ascesa particolarmente panoramica con l'arco alpino che compare poco a poco alle spalle delle colline di Camo e Mango, e le pendenze regolari intorno al 5% dei primi 4-5 chilometri favoriscono l'impostazione di un ritmo tranquillo che mi permette di raggiungere con una certa facilità il bivio per il Bric delle Forche, da dove inizia il lungo tratto inedito dell'itinerario che è riduttivo definire emozionante. I chilometri che portano prima al Bric delle Forche e poi al Santuario dei Caffi si snodano in quota, sul crinale delle colline che separano le valli Belbo e Bormida, e regalano continui scorci e vedute che via via si allargano sulla pianura della valle del Tanaro e sulle montagne retrostanti. Inutile aggiungere che la strada è deserta e il silenzio circostante totale: le condizioni ideali per pedalare lontano da tutti i pensieri.
Superato il bricco, la strada degrada leggermente fino a raggiungere il Santuario dei Caffi, dove una indicazione per Bubbio mi trae in inganno facendomi scendere anzitempo fondovalle. La via imboccata è una delle tantissime stradine secondarie che tagliano seccamente le colline, e ne risulta una discesa estremamente tecnica che nel giro di circa quattro chilometri taglia boschi e vigneti prima di piombare nel centro di Bubbio.
Da qui, prendo a sinistra per 2-3 chilometri la fondovalle Bormida fino a Monastero Bormida, dove, attraversato un bel ponte in pietra, ha inizio la maggiore asperità della giornata, 13 chilometri di ascesa che mi porteranno agli 800 metri di Roccaverano, massima vetta della provincia di Asti. I primi otto chilometri sono i meno interessanti sia dal punto di vista paesaggistico (si attraversa in lungo una stretta valletta parallela al Bormida), sia da quello tecnico, dal momento che l'ascesa è molto disocntinua, intervallata da frequenti cambi di pendenza con tratti pianeggianti se non in discesa. Intorno al chilometro 9, la musica cambia: lasciato alle spalle un doppio tornante, iniziano i quattro chilometri finali nei quali si concentra il dislivello reale. Niente di trascendentale, ma la strada adesso propone un'ascesa continua con pendenze sul 6-7% che dopo un mese di inattività mettono alla prova la resistenza dei miei polpacci. Diminuendo progressivaente l'andatura, arrivo infine al bivio che conduce al centro del paese: solitamente non mi addentro nei centri abitati, ma stavolta affronto un paio di rampe al 10% prima di raggiungere la piazzetta centrale, dove mi concedo una lunga sosta per riposare e rifocillarmi a suon di robiola e dolcetto.
La ripartenza è dolcissima, lungo la decina di chilometri di discesa, filante e panoramica, che portano giù fino a Vesime, nuovamente al di là del Bormida. Nel chilometro di fondovalle che segue prima di svoltare per S.Stefano, ho modo di constatare che il sole ha cominciato a picchiare davvero duro. Il fresco di Roccaverano è un pallido ricordo quando comincio la salita verso Bric Faidal dal versante di Vesime, contraddistinta da una lunga serie di tornanti. La pendenza è tranquilla anche da questa parte, malgrado le energie inizino a scarseggiare, e la difficoltà maggiore è costituita dal caldo che nella prima parte della salita diventa opprimente. Per fortuna, gli ultimi due chilometri di salita sono immersi nel bosco e mi permettono di scollinare senza eccessivi patemi.
La discesa finale è il giusto premio per chiudere un giro perfetto, da ricordare e ripetere tale a quale in un futuro più o meno prossimo. La buona risposta anche dal punto di vista fisico mi fa nel frattempo balenare qualche insana idea per agosto e settembre: c'è tempo per appendere la vecchia Cucchietti al chiodo.

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