lunedì 1 marzo 2010

Il dolce naufragar tra Nizza e Mombaruzzo



Masio - Belveglio - Vinchio - Vaglio Serra - Nizza M.to - Mombaruzzo - Bruno - Bergamasco - Oviglio - Masio (Km 51,3)



Bella giornata di bici in quest'ultimo fine settimana di febbraio. Mi muovo di sabato perchè domenica è prevista pioggia, e anche se il sole è coperto da uno strato di nuvole, la temperatura è più che accettabile: sopra i 10 gradi, salvo qualche tratto all'ombra e qualche altro attraversato da una corrente fredda.
Per questa terza uscita, aumento ancora il chilometraggio (sopra i 50) e un po' il dislivello, concentrato tutto nella parte centrale, quasi interamente inedita e a tratti faticosa in rapporto alla stagione.
Solita partenza tranquilla, con una decina di chilometri in piano fino a Belveglio. La gamba gira meglio del previsto e raggiungo in scioltezza il bivio per Vinchio, da dove parte la prima salita della giornata. È una strada parallela a quella percorsa la settimana prima, questa volta è fortunatamente tutta asfaltata, per il resto le caratteristiche sono le stesse: da subito un susseguirsi di strappi brevi quanto ripidi intervallati da alunghi semipianegianti che permetotno di rifiatare e prepararsi alla rampa successiva. In tutto sono un paio di chilometri, le pendenze sono importanti, ma la fine dell'ascesa arriva troppo presto per creare problemi.
A Vinchio svolto a sinistra, un paio di chilometri di discesa, un altro in piano, ed è già ora di risalire. Un altro paio di chilometri stavolta molto regolari nei quali riesco a impostare un ritmo accettabile senza andare in difficoltà neppure quando la pendenza si fa più impegnativa negli ultimi 2-300 metri: di più in questo momento non posso chiedere.
La discesa a Nizza è tranquilla e piacevole, malgrado la giornata uggiosa in lontananza si distinguono distese di colline e più in là le cime innevate degli Appennini.
Una volta arrivato a Nizza, imbocco la provinciale per Alessandria, che abbandono dopo poche centinaia di metri per prendere a destra la strada per Baglio con l'obiettivo di arrivare a Mombaruzzo. Sulla carta avevo studiato un percorso abbastanza agevole, ma questo mucchietto di bricchi è attraversato da un dedalo di stradine tutte uguali, senza il sostegno di un'indicazione. Non mi resta godermi il saliscendi senza troppi patemi e soprattutto senza paura di perdermi, dal momento che la cosa succederà più volte. È bellissimo pedalare lungo stradine deserte e sconosciute, lasciandosi guidare solo dall'istinto e dal senso dell'orientamento: agli incroci scelgo abbastanza a caso, evitando in generale le deviazioni in discesa per evitare di dover risalire due volte la stessa collina. Dopo un bel pezzo mangia-e-bevi, in capo all'ennesima rampetta, scorgo finalmente un cartello stradale - Croci - che naturalmente non mi dice assolutamente niente. Secondo i miei calcoli, non dovrebbe mancare troppo a Mombaruzzo, ma per fortuna incrocio un tipo a cui chiedo maggiori delucidazioni: non mi sbagliavo, la strada è quella giusta e non mi resta che proseguire. Ancora un paio di chilometri nervosetti, poi altri due in moderata salita fino al paese degli amaretti.
Quando scollino, nella piazzetta centrale, ho esaurito le difficoltà di giornata, ma mi restano oltre 20 km da percorrere, e in questi casi il rischio di restare da un momento all'altro senza benzina è piuttosto elevato.
Scendo a fondovalle dopo quattro chilometri in discesa e da qui, con la dovuta calma, imposto un ritmo il più possibile regolare. Dopo un breve tratto sulla provinciale per Alessandria, svolto a sinistra per Bergamasco. Sono ormai nel tratto finale del giro, supero Oviglio e percorro in buona scioltezza anche gli ultimi chilometri che chiudono in gloria l'itinerario.

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