La temperatura si assesta attorno ai 9-10 gradi, riprende il programma di scongelamento che durerà ancora qualche settimana. Metto in cantiere 35 chilometri, una decina in più della prima uscita e una salitella un po' più lunga, sul paio di chilometri. La condizione non è delle migliori, la racchettata di otto giorni fa dovrebbe dare i suoi frutti sull'efficienza dei muscoli delle gambe, però ho dormito poco, per cui esco col timore di finire la poca benzina anzitempo e decido di impostare un ritmo molto calmo, poi si vedrà.
Pain Munè (1610 m s.l.m.) - Testa Garitta (2385 m s.l.m.)
Giornata freddissima e luminosa, inutile imbarcarsi in bici. Racchette ai piedi, si parte da Pian Munè per la Testa Garitta, eccezionale punto panoramico da cui si domina l'arco alpino dal Monte Rosa all'Appennino ligure e tutto il Piemonte, dalla pianura cuneese ancora innevata a Torino passando per Langhe, Roero, Monferrato e collina torinese. Da metà salita in su, sulla destra appare la piramide del Monviso; dalla cima (colonnina in pietra, croce e megaripetitore) spettacolare veduta sulla valle Varaita. Temperatura polare e vento gelido, discesa immediata.
Prima uscita della stagione, i 27 km più duri dell'anno. Era così 15 anni fa, figuriamoci adesso: una pena. Non ci saranno da qui a ottobre colli né muri inutilmente faticosi come la dozzina di chilometri pianeggianti che separano Masio da Mombercelli lungo la val tiglione, col vento ora in faccia ora sul lato a contrastare la marcia, appesantendo ruote e pedali. Ogni anno è la stessa storia, dopo tre mesi abbondanti di inattività, da chiedersi perché uno si imponga scientemente un'ora abbondante di sofferenza fine a sé stessa. La risposta naturalmente è che la sofferenza di oggi non è fine a sé stessa, ma propedeutica a quella trasformazione della bicicletta da strumento di tortura a veicolo di sensazioni e soddisfazioni più unici che rari. Non so se esiste un altro oggetto passibile di una metamorfosi pari a quella della bicicletta, c'è del trascendente nella contraddizione tra i patimenti di questi primi chilometri di febbraio e il gusto delle escursioni in collina tra aprile e maggio, fino alle piccole imprese personali da giugno a settembre, che segnano la memoria non solo ciclistica di chiunque ami le due ruote. È per questo che da quasi vent'anni scruto il cielo e il termometro di gennaio con un'ansia degna di miglior causa, annotandomi nella mente qualunque segno di ammorbidimento climatico: il passaggio da 2 a 4 gradi da un fine settimana all'altro, la nebbia che si disperde mezz'ora prima, la luce che resiste mezz'ora in più.
biciclétta s. f. [dal fr. bicyclette, dim. di bicycle «biciclo»]
1. Veicolo a due ruote gommate, poste l’una dietro l’altra, fatto di norma per una sola persona che, a cavalcioni su un sellino, aziona con la forza muscolare delle gambe la ruota posteriore mentre con le mani impugna il manubrio, sterzando la ruota anteriore per dare la direzione di marcia al veicolo stesso; parti essenziali sono, oltre a quelle già nominate, il telaio, la forcella, l’albero delle pedivelle o asse centrale, i pedali. Se ne hanno varî tipi: b. da passeggio, da turismo, da corsa, quest’ultima caratterizzata da estrema leggerezza e dal manubrio ricurvo in basso; [...]