
Masio - Roncaglia - Incisa Scapaccino - Vinchio - Mombercelli - Castagnassa - Masio
(Km 35,1)


Il giro inzia con la salitella alle frazioni di Masio, Abbazia e Diridina, un tornate e un paio di curve buone per testare il fiato. L'impressione è migliore del previsto, rapporto agile, ma la cresta della collinetta che sovrasta a sud la strada della val Tiglione è raggiunta in piena scioltezza, e così pure il successivo tratto in falsopiano che porta alla vecchia Casa del Popolo di Masio, oggi ristrutturata e trasformata in pizzeria. Si prosegue entrando nel territorio di Incisa su una bella strada di campagna, abbastanza dissestata dagli anni e dall'ultimo inverno, ma talmente deserta da permettere di spostarsi da destra a sinistra in piena tranquillità. Fino a Roncaglia, l'esposizione al sole è perfetta, non c'è più traccia di neve e la strada prosegue tra campi e boschetti in un divertente susseguirsi di curve e dossi prima di immettersi sulla Oviglio-Incisa, che al paragone sembra un autostrada. Prima del bivio ci sono 200 metri molto ripidi, che un paio d'anni fa, sempre in febbraio, mi hanno fatto penare! Stavolta non c'è nessun problema, anche perchè a scanso di equivoci ho messo il 25.

Prendo per Cortiglione, ma prima che la strada cominci a salire svolto a sinistra per Vinchio su una stradina ancora più piacevole di quella di Roncaglia: tre chilometri incuneati tra due linee di colline, all'ombra di boschi ancora ben innevati, ci ero già passato l'anno scorso, ma stavola me la godo di più perchè so che fino al bivio Vaglio-Vinchio non ci saranno problemi di sorta.

La discesa è molto tranquilla, a parte un po' di sabbia accumulata nell'unico tornate prima di arrivare alla circonvallazione di Mombercelli, dove inizia geograficamente la seconda metà del giro.
E in effetti, girata la boa ecco la sorpresa che non mi aspettavo: vento in faccia, freddo e di una discreta intensità. C'è da superare Belveglio, e gli 8 chilometri che mancano, seppure in leggerissima discesa, sono i più faticosi, tanto da far attendere la successiva salita della Castagnassa come un sollievo. È così da sempre, in salita riesco a impostare il mio ritmo e lo tengo anche per due ore, perchè ogni curva è una conquista e un premio che incentiva a insistere, sapendo che l'impegno sarà ampiamente ripagato; controvento, spingere il rapporto giusto è una fatica inutile, non ce la faccio a restare concentrato e motivato mentre percorro un lungo rettilineo battuto dal vento, con la certezza che dietro la curva lo scenario non cambierà.

I due chilometri e mezzo fino a Mogliotti si percorrono in cresta superando una serie di dossi in successione. Sull'ultimo e più lungo tento un improbabile affondo sui pedali, a tre pedalate dal cambio di pendenza le gambe si fermano indolenzite dall'acido lattico, che alla fine si è fatto sentire. Comincia anche a sentirsi un po' di freddo, più perchè le energie sono finite che per una reale diminuzione della temperatura, ma mancano solo 4 chilometri quasi tutti in discesa; è andata meglio del previsto, di questi tempi.
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