Cannobio - Finero - Pian dei Sali - Malesco - Re - Intragna - Arcegno - Ronco sopra Ascona - Brissago - Cannobio (Km 68)
Sono solo tre le strade che collegano il Piemonte con la Svizzera. La prima è la statale del Sempione, le altre due portano a Locarno e permettono di disegnare un classico anello del luogo, costeggiando il lago Maggiore e attraversando l'italiana val Vigezzo e l'elvetica Centovalli, dopo aver scalato tutta la solitaria val Cannobina. Se si aggiunge che questo è il periodo del foliage, per cui la strada da Domodossola a Locarno è nota e pubblicizzata quasi fosse il Vermont, ce n'è abbastanza per lasciarsi tentare e organizzare l'ultima trasferta lunga dell'anno nel Verbano, che proprio in quei giorni ha visto fallire il referendum per diventare provincia lombarda.
Il viaggio fino a Cannobio, costeggiando un bel pezzo di lago, scorre via piacevolmente, e così posso cominciare a pedalare con l'umore giusto. La temperatura è ancora bassina, ma conto che si alzi col passare delle ore e in effetti, a parte qualche leggera velatura, la giornata si rivelerà perfetta per un giro su quote sempre inferiori ai 1000 metri.
Dopo quattro pedalate per raggiungere l'abitato di Cannobio, si comincia infatti subito a risalire la val Cannobina: è una salita lunga ma mai complicata, con solo un paio di passaggi impegnativi e lunghissimi tratti poco più che in falsopiano. Per buona parte del tragitto si percorre una stretta gola immersa in una fitta boscaglia. I chilometri passano abbastanza velocemente senza grandi spunti rimarchevoli, a parte la tranquillità che contraddistingue tutta questa prima parte del giro, poco o nulla frequentata dai veicoli a motore. Tanto meglio per me, che a circa metà salita supero senza troppi affanni il chilometro più duro della val Cannobina, con qualche rampa che si avvicina alla soglia del 10%. Lasciata più avanti alle spalle una galleria, la strada esce infine dal settore più stretto della vallata, che improvvisamente si apre su bei pendii prativi fino a giungere a Finero, piccolo ma apprezzabile centro abitato di una valletta pochissimo antropizzata.
Mancano ormai solo un paio di chilometri allo scollinamento alla sella del Pian dei Sali, ma sono forse i più continui di tutta la salita. A parte qualche centinaio di metri pianeggianti, si sale infatti su pendenza costante al 6-7%, niente di drammatico, ma qualcosa che si avvicina a una salita vera, così come le ultime due rampette molto dure che portano infine ai 960 metri della sella. I cinque chilometri di discesa verso la bella Malesco mi conducono poi in val Vigezzo e chiudono la prima parte del giro, un raccordo tra le due parti principali del percorso che in definitiva mi lascia un po' meno di quanto mi aspettassi.
Dopo una piccola sosta in paese, mi lascio vincere dalla pigrizia e rinuncio a una deviazione di un paio di chilometri fino a Santa Maria Maggiore, il centro più caratteristico della zona; un'appendice che tecnicamente non avrebbe aggiunto niente, ma che avrebbe ulteriormente impreziosito un giro che da qui in avanti dovrà giustificare la scelta. I 20 chilometri che seguono si snodano infatti, in prevalente discesa, da Malesco a Intragna, lungo la strada parallela alla celebre ferrovia Vigezzina-Centovalli su cui corre il cosiddetto Treno del Foliage. Siamo a metà ottobre e lo spettacolo dei boschi multicolori è effettivamente notevole, soprattutto nella parte svizzera del percorso, dove la strada disegna inoltre un'infinita serie di curve e controcurve molto divertenti.
L'andamento molto dolce e regolare della discesa si interrompe improvvisamente poco prima di entrare in Intragna, quando la strada scende decisa fino al centro del paese e ancora, dopo aver abbandonato la strada principale per Locarno, fino a un ponte, oltrepassato il quale si comincia a salire in falsopiano in direzione di Ascona, dove in un primo momento avevo deciso di ritornare in riva al lago. Esaminando con più attenzione la cartina, avevo però successivamente scovato una stradina secondaria che poco dopo l'uscita da Intragna scavalca la collina che separa la cittadina dal lago, invece di aggirarla fino ad Ascona. Al di là dell'aggiunta di un'altra salitella, quello che mi ha convinto a scegliere questa opzione è stata la discesa su Ronco, con le sue bellissime viste dall'alto sul lago.
Prima di godermi il paesaggio, c'è però da superare l'ostacolo, una salita breve ma cattiva, poco meno di due chilometri con pendenza vicina al 10%. La stradina, stretta e ripida ma non impossibile in un giro che finora non ha richiesto grande dispendio di energie, sale a tornanti nel bosco e culmina al termine di un tratto in saliscendi dalle parti di Arcegno, bel borgo in pietra da cui parte la discesa verso Ronco sopra Ascona, che regala i panorami più belli del giorno, aperta com'è su tutto il ramo nord-orientale del lago.
A fine discesa, non resta che godersi gli ultimi veloci dieci chilometri di lungolago, rientrando in Italia e chiudendo infine sulla piazzetta di Cannobio un giro di ottima qualità, ma a cui è forse mancato il centesimo di un contenuto tecnico un po' più rilevante per fare la lira di un percorso perfetto.
il meglio del giro
Tra i colori della Centovalli e l'azzurro del lago, vale la pena percorrere la breve scorciatoia di Arcegno, dura in salita e spettacolare in discesa.
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