martedì 14 novembre 2017

L'Alto Canavese


Lanzo T.se - March - Balangero - Vauda di Rocca - Barbania - Busano - Valperga - Cuorgnè - Prascorsano - Pratiglione - Forno C.se - Rivara - Levone - Rocca C.se - Corio - Cudine - Vietti - Castiglione - Monastero di Lanzo - Chiaves - Tortore - Lanzo T.se (Km 93)


Tutto quello che non aveva funzionato nel giro del saluzzese di qualche settimana fa, fila nel migliore dei modi nell'Alto Canavese, sulle alture sopra Lanzo e Cuorgnè dove si sviluppa uno dei percorsi più indovinati dell'anno, frutto di una ricerca certosina di strade, paesi e salite che vanno a formare un itinerario vario e impegnativo nel quale i chilometri privi di interesse si conteranno nelle dita di una mano. L'occasione è inoltre propizia per piazzare l'ultimo 1000 della stagione a Chiaves in chiusura di giornata, una salita non difficile, ma che posta dopo tanti saliscendi e 75 chilometri sulle gambe, accrescerà sensibilmente anche il contenuto tecnico del giro.

La prima parte del percorso prevede il trasferimento da Lanzo a Cuorgnè, e la principale accortezza è evitare le strade più trafficate, spulciando varianti tra collinette e stradine di campagna per rendere l'avvio più movimentato dal punto di vista altimetrico e rilassante da quello genericamente ciclistico. I primi cinque chilometri dopo l'uscita dal paese sono dunque in salita fino alla località March, un'ascesa facile tra i prati, buona per scaldare i muscoli, ma che al contempo toglie parecchie illusioni sui panorami che potrò godermi in giornata: la foschia è fitta e la visuale ne risulta offuscata e limitata a pochi chilometri. Bastano e avanzano, per fortuna, i colori dell'autunno per rendere la pedalata più che meritevole sotto ogni punto di vista.
I cinque chilometri successivi portano in discesa fino al centro di Balangero, da cui dovrò raggiungere Cuorgnè. Ho impiegato parecchio tempo per studiare il percorso migliore, andando a scovare le stradine meno battute senza rischiare di imbattermi in tratti sterrati o di perdermi in zone che conosco pochissimo, ma alla fine sono più che soddisfatto: i chilometri trafficati saranno una manciata, mentre gli altri 20 sono di puro piacere ciclistico lungo un morbido saliscendi nella campagna canavesana, brutalmente riarsa dalla siccità (di lì a pochi giorni divamperanno in tutto il torinese incendi spaventosi). Toccando Vauda e Barbania, raggiungo infine Busano al trentesimo chilometro, dopo essermi barcamenato in un dedalo di stradine quasi sempre prive di segnaletica, ma di rara tranquillità, quella che si perde nei chilometri successivi verso Valperga e Cuorgnè, quando si percorre un lungo tratto di provinciale rettilineo, caratterizzato da traffico intenso, anche pesante. Si tratta comunque di sopportare un disagio di pochi minuti, perché già all'entrata in Cuorgnè, la segnaletica per il santuario di Belmonte mi indirizza su una strada periferica e secondaria, oltre che in leggera salita: è il preambolo alla seconda salita del giorno che mi porterà a Prascorsano dopo cinque chilometri.
Le caratteristiche di questa seconda asperità sono simili alla prima, con pendenze generalmente moderate e regolari, mentre cambia il contesto ambientale, adesso prevalentemente boschivo. Arrivato Prascorsano senza problemi, l'idea era di raggiungere anche il vicino santuario, da cui si godrebbe di un'ampissima vista sulla pianura, ma la giornata non è per niente propizia, e quindi tanto vale proseguire lungo la strada che sto percorrendo. Per altri quattro chilometri si procede in quota fino all'abitato di Pratiglione, da cui comincia una veloce discesa verso Forno e Rivara, che raggiungo al chilometro 50. Ho già alle spalle oltre metà giro, ma dal punto di vista altimetrico si può dire che le difficoltà - in verità abbastanza relative - iniziano adesso, nel momento in cui imbocco a destra il bivio per Rocca e Corio.
Dopo un chilometro in salita e uno in discesa per superare una gobba del terreno, all'altezza di Levone la strada inizia a salire molto dolcemente fino a Rocca, ma è nei cinque chilometri successivi che portano a Corio che si cominciano a incontrare pendenze più impegnative: sempre nulla di drammatico, ma nella parte centrale qualche tornante conferisce alla salita qualche connotato montano, prima che un ultimo chilometro in falsopiano mi conduca in paese.
Si è ormai fatto mezzogiorno e a Corio mi concedo una bella pausa pranzo prima di affrontare la seconda parte della salita che mi porterà alla borgata di Vietti. Quando rimonto in sella ed esco dal paese, la sorpresa è un lungo e ripido drittone di mezzo chilometro, probabilmente il passaggio più duro di tutto il giro, che affronto ad andatura molto controllata, consapevole che riempirmi adesso i muscoli di acido lattico sarebbe deleterio in vista dell'impegnativo finale di giro. Superato il difficile ostacolo, la salita prosegue per circa un chilometro e mezzo su pendenze moderate, poi un tratto in discesa seguito da un paio di chilometri in piano premette di rifiatare prima di affrontare gli ultimi 1500 metri della salita più lunga e discontinua del giorno: anche in questo caso un'asperità abbastanza ordinaria, ma sommandola a tutto il saliscendi precedente, il dislivello complessivo comincia ad essere rilevante.
Dopo lo scollinamento in località Vietti, comincia dunque la discesa verso Lanzo, ma dopo cinque chilometri, quando ne mancano ormai solo un paio alla possibile chiusura dell'anello, eccomi al bivio sulla destra per Chiaves. Ho già 75 chilometri e parecchia fatica alle spalle, un'eventuale conclusione anticipata del giro sarebbe tutt'altro che disonorevole, ma a costo di un altro sforzo c'è la possibilità di superare i 1000 metri per l'ultima volta nell'anno, e così la tentazione di tagliare corto dura il tempo di piegare il manubrio verso destra, cambiare rapporto e alzarmi sui pedali per dare l'abbrivio all'ultima ascesa di giornata, poco meno di 10 chilometri per circa 500 metri di dislivello, numeri poco impressionanti in termini assoluti ma da rispettare relativamente alla contingenza.
Soprattutto, mi incutono qualche timore i tre chilometri finali, quando le pendenze si attesteranno intorno all'8%, e per questo pianifico fin da subito una sosta a Monastero dopo il quinto chilometro. L'inizio della salita è comunque agevole, con la strada che risale il corso del torrente, poi la pendenza comincia ad aumentare attestandosi attorno al 7% nel momento in cui una serie di tornanti scavalca il costone sul versante sinistro e porta infine all'abitato di Monastero di Sotto; da qui, con gli edifici di Chiaves già visibili in alto, un altro chilometro e mezzo di salita piuttosto impegnativa conduce a Monastero di Lanzo, dove mi fermo a fare rifornimento di acqua e a prepararmi all'ultimo sforzo del giro.
Il chilometro dopo Monastero, complice la pausa, fila via abbastanza liscio, poi le pendenze cominciano a toccare percentuali importanti e non mi resta che procedere di conserva, abbassando l'andatura e facendo il conto alla rovescia dei pochi chilometri e delle poche rampe che mancano alla fine della salita, nel poco memorabile centro abitato di Chiaves. Un'ultima, ripida rampa per superare il monumento agli alpini, e comincia una discesa molto tecnica, con strada stretta per un buon tratto immersa nel bosco, fino a Sant'Ignazio, dove ci si immette in una provinciale molto più ampia e filante che in breve mi riporta a Lanzo, dove chiudo l'ultimo giro veramente impegnativo della stagione.

il meglio del giro

Nessuna punta memorabile, ma una qualità media molto elevata, anche nella parte pianeggiante tra Balangero e Busano: un buon terreno per giri primaverili o autunnali.

Nessun commento:

Posta un commento