venerdì 25 agosto 2017

L'entroterra di Sanremo

Diano Marina - Imperia - San Lorenzo al mare - Santo Stefano al Mare - Riva Ligure - Arma di Taggia - Sanremo -San Romolo - Passo Ghimbegna - Ceriana - Poggio - Arma di Taggia - Riva Ligure - Santo Stefano al Mare - San Lorenzo al mare - Imperia - Diano Marina (Km 106)


Secondo giro ligure un po' improvvisato, contrariamente alle mie abitudini, e dunque risultato abbastanza diverso rispetto alle aspettative di partenza. Scartato un'altra volta il Melogno, pianifico un giro lungo ma non troppo impegantivo in vista dei due che seguiranno, e decido all'ultimo di puntare a ponente per sfruttare la ciclabile fino a Sanremo, e poi salire a Bajardo dal versante di San Romolo, una strada che non ho mai percorso e neppure analizzato con troppa attenzione. Tutto quello che so è che dalla città dei fiori al passo Ghimbegna ci sono 22 chilometri per 850 metri di dislivello, per cui mi approccio mentalmente a una salita lunga ma molto facile: sulla strada, andrà diversamente.

I primi 30 chilometri da Diano a Sanremo, percorsi in gran parte su pista ciclabile di primo mattino, sono comunque il massimo del relax, soprattutto se li condisco con una bella colazione nel punto ristoro lungomare a un paio di chilometri dall'ingresso in città, dove entro in capo a pochi minuti e in breve raggiungo il bivio per San Romolo, distante 13 chilometri. Non ho idea dell'altitudine del paese, ma fatto un paragone con Ceriana sull'altro versante, mi aspetto che si trovi tra i 4 e i 500 metri, e dunque mi preparo a un avvio molto soft, immaginando qua e là qualche passaggio impegnativo, ma per il resto una salita molto scorrevole.
Uscito da Sanremo dopo circa due chilometri e mezzo all'altezza del santuario della Madonna della Costa, lo scenario che mi si presenta è invece ben diverso. Dopo una prima ripida rampa, invece di spianare, la salita prosegue per chilometri senza mollare da pendenze tra il 6 e il 7%, e addirittura sembra inasprirsi qualche chilometro più in là, quando si passa in prossimità dell'autostrada. Faccio una certa fatica a trovare un passo adeguato a una salita evidentemente differente da come l'avevo pensata, per qualche momento ho anche l'impressione di essere incappato in una giornata stortissima, ma sostanza è che, al contrario delle mie attese, qui ci sono pochi tratti per rifiatare tra lunghi passaggi che richiedono uno sforzo serio, e le cose non cambiano di molto neppure nei chilometri successivi, dove anzi si incontrano alcuni dei tratti più duri di tutta la salita.
L'aspetto positivo è che si pedala abbastanza al fresco grazie all'ombra della vegetazione e il fondo stradale è in ottime condizioni, ma proprio mentre sono impegnato in un settore con asfaltatura appena rifatta a un paio di chilometri da San Romolo, ecco un altro sgradito imprevisto: la ruota posteriore si sgonfia lentamente per la terza foratura dell'anno, un'enormità per i miei precedenti. Qualche imprecazione, ma poi non resta che rassenarsi e darsi da fare per il cambio di camera d'aria, aiutato peraltro da un simpatico ciclista valtellinese che mi dà una mano a gonfiare la ruota quel tanto che basta per rimettermi in strada. Riparto dopo un po' pedalando lentamente en danseuse per non gravare troppo sulla ruota gonfia a metà, con l'obiettivo di raggiungere San Romolo e lì cercare una pompa più seria per completare l'opera, e in pochi minuti raggiungo il bivio per il centro abitato, anticipato da un cartello che indica la quota di 800 metri sul livello del mare, praticamente il doppio di quanto avevo stimato in partenza.
Risolto in breve il problema meccanico, l'uomo che mi ha prestato la pompa mi spiega che nei 10 chilometri che mancano al Ghimbegna si continuerà a salire per circa cinque, fino a incontrare il bivio per il monte Bignone, e poi si scenderà nella seconda metà fino al passo. E' vero che da San Romolo allo scollinamento la salita è continua e non particolarmente difficile, ma a conti fatti i previsti 850 metri in 22 chilometri diventeranno 1100 in 17, che sono i numeri di una salita non terribile ma sicuramente vera, che ha richiesto un dispendio di energie ben superiore a quello preventivato.
Dopo i primi cinque chilometri di discesa nel bosco, arrivo infine al Ghimbegna in ritardo sulla mia tabella di marcia e abbastanza stanco. Dal passo a Bajardo ci sarebbero solo un paio di chilometri leggermente vallonati, ma la mezz'oretta che avevo pensato di dedicare al paese è già abbondantemente volata via, e dunque mi accontento di una foto da lontano, prima di invertire il senso di marcia e iniziare la bella e lunga discesa verso il mare attraverso Ceriana e il Poggio.
Quando ritorno sull'Aurelia, che abbandonerò dopo poche centinaia di metri per rientrare nella ciclabile prima di Arma di Taggia, ho quasi 80 chilometri di strada nelle gambe, e per la trentina di chilometri che mi rimangono da percorrere c'è ancora la forte incognita del vento, che in questi giorni soffia con una certa forza da est, e che in effetti si intensificherà molto negli ultimi 20 chilometri a partire da Santo Stefano, facendomi chiudere il giro con una certa fatica. Niente di grave però, anzi fieno in cascina in vista di uno dei percorsi più impegnativi che abbia mai programmato, sulle strade tra la iguria e il Piemonte.

il meglio del giro

Nessun risveglio migliore di un'oretta su una pista ciclabile in riva al mare, ancora semideserta.

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