martedì 12 maggio 2015

Dentro le nuvole al col del Lys


Casellette - Almese - Rubiana - Colle del Lys - Rubiana - Almese - Casellette (Km 46)


A distanza di una decina di giorni, doppio la scalata al colle della Dieta con quella al Lys, opzione un po' casuale dopo che altri obiettivi sono stati scartati a causa di un meteo non proprio clemente e di spostamenti dell'ultimo minuto. L'idea iniziale è quella di compiere l'anello con discesa a Viù, ma il freddo ai 1300 metri del colle e la fatica accusata nell'ultimo chilometro mi fanno scendere a più miti consigli, con conseguente ritorno dallo stesso versante e netto ridimensionamento del chilometraggio finale. Ne esce comunque un giro discreto, meno interessante del precedente ma da non disprezzare, visto il contesto piuttosto aleatorio da cui è scaturito.
La partenza, in ottica del completamento dell'anello, è fissata a Casellette, e dopo qualche chilometro di riscaldamento lungo la val Susa, arriva presto il momento di svoltare a destra in direzione di Almese. Dopo altri tre chilometri pianeggianti, si arriva al semaforo da cui ha inizio la salita al Lys: 13 chilometri e mezzo al 7% medio che ne fanno un ostacolo non certo impossibile, ma neppure da sottovalutare; quel che è chiaro fin dal fondovalle, in ogni caso, è che in vetta non ci sarà da lustrarsi gli occhi per ammirare il panorama, visto che la montagna poco sopra Rubiana è inglobata dalle nuvole.
I quattro chilometri che portano a Rubiana, su strada ampia e purtroppo trafficata, rendono immediatamnte l'idea di come sarà la salita, impegnativa ma regolare con pendenze che non si smuovono dal 7-8%, salvo qualche breve rampetta un po' più dura e l'ultimo mezzo chilometro che invece spiana decisamente, permettendo un buon recupero e un ingresso in paese senza nessun affanno.
Percorsa la lunga strettoia che attraversa Rubiana in senso unico alternato, in uscita dal paese la strada si impenna per la prima volta, toccando per qualche centinaio di metri la pendenza del 10%, poi la salita riprende regolare per un altro paio di chilometri prima di spianare e addirittura proporre una breve contropendenza più o meno a metà della scalata. È un momento utile per rifiatare ma di breve durata, poi si ricomincia a salire con buona intensità immergendosi poco a poco nella nebbia: all'inizio visibilità e temperatura calano gradualmente, e quasi non ci si fa caso perché nel frattempo si sta affrontando la parte più dura di tutta la scalata, un buon chilometro al 10% con punte all'11-12%, ma una volta uscito dal settore più impegnativo, freddo e umidità aumentano la fatica già accumulata, rendendo più pesante l'andatura.
La visibilità ormai ridotta a poche decine di metri toglie ogni punto di riferimento, per cui diventa difficile impostare un ritmo senza aver ben chiaro quanto manchi alla vetta. L'unica cosa certa è devo ancora raggiungere Mompellato, a un paio di chilometri dal colle, e quando lo faccio la nebbia è ormai padrona incontrastata della montagna. Da qui al termine, la salita si mantiene costante tra l'8 e il 9%, e quando sono più o meno a un chilometro dal colle sento accendersi la spia della riserva; è una crisi contenuta, dovuta forse più al freddo che alla difficoltà vera e propria dell'ascesa, ma sta di fatto che gli ultimi minuti sono davvero faticosi. Quando finalmente, dopo un ultimo tornante a sinistra, arrivo al cartello del col del Lys, non perdo tempo a vestirmi e a pensare a rifocillarmi. So che al colle c'è un bar, ma devo compiere un certo sforzo per riuscire a individuarne la sagoma sfumatissima giusto dall'altra parte della strada, per rendere l'idea di quanto sia densa la nebbia a questo punto.
Terminata la breve pausa, al momento di rimontare in sella ho modo di verificare quanto sia bassa la temperatura, una decina di gradi a tenersi larghi, e decido di cassare l'anello lungo per un più prudente ritorno attraverso la stessa strada percorsa all'andata. I primi due chilometri fino a Mompellato, con freddo sopportabile ma pungente, umidità che si addensa sulla pelle, asfalto bagnato e visibilità quasi nulla, non sono molto piacevoli, poi poco a poco la situazione migliora e nel giro di pochi minuti la discesa diventa veloce e sicura fino al ritorno a fondovalle, dove porto a termine un giro senza grandi spunti memorabili ma tutto sommato positivo per la discreta tenuta atletica e per l'atmosfera da ciclismo 'eroico' che l'ha caratterizzato.

il meglio del giro

Per una volta il meglio del giro coincide col peggio. Se la nebbia sul Faiallo qualche anno fa mi aveva indispettito perché aveva vanificato il significato del giro, quella sul Lys, dove in ogni caso non mi aspettavo panorami da urlo, ha finito per rappresentare un valore aggiunto, il motivo per cui forse in futuro mi ricorderò di questa uscita altrimenti destinata a un rapido passaggio nel dimenticatoio.

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