lunedì 5 ottobre 2015

Genova per noi



Novi Ligure - Serravalle Sc. - Arquata Sc. - Isola del Cantone - Ronco Sc. - Busalla - Casella - Montoggio - Laccio - Passo della Scoffera - Sottocolle - Lumarzo - Pannesi - Monte Fasce - Genova (Km 105)


Da qualche anno mi frullava per la testa l'idea di andare a Genova in bicicletta e poi rientrare in treno, e finalmente realizzo il progetto, infilando nel contempo il terzo giro over 100 consecutivo, quinto e ultimo dell'anno, numeri comunque inconsueti per i miei standard. Una volta decisa la destinazione, non resta che definire il percorso, e qui le opzioni sono tante quante le strade che si intrecciano sull'Appennino sopra il capoluogo ligure. Alla fine, stabilisco che scenderò a Genova dal monte Fasce, che domina la città a est, e con questo il resto dell'itinerario si disegna praticamente da sé, come la partenza da Novi invece che da Alessandria, per alleggerire un po' un chilometraggio che sarà comunque importante.
Il giro può essere suddiviso in tre parti di pari lunghezza, ma ben distinte per caratteristiche tecniche e significato cicloturistico: primi 35 chilometri di puro trasferimento su statale tortuosa fino a Busalla; parte centrale abbastanza anonima con risalita della valle Scrivia, scavalcamento del passo della Scoffera e successiva discesa; ultima parte da ricordare con scalata duretta al monte Fasce e spettacolare picchiata su Genova.

Dopo aver acquistato il biglietto per il ritorno, la partenza è dunque da Novi Ligure, più precisamente dal piazzale del Museo dei Campionissimi. I cartelli indicano 60 chilometri a Genova, ma io seguirò una via più contorta e decisamente più lunga, per cui l'idea è come sempre quella di partire con un ritmo tranquillo, senza però perdere troppo d'occhio l'orologio, visto che per prendere il treno delle 13:20 non avrò troppo tempo da scialare. Giusto in uscita dalla città, tuttavia, un ragazzo entra in strada proveniente dalla circonvallazione: procede a una velocità superiore alla mia, ma non insostenibile, e decido che può essere un buon punto d'appoggio. Scambiamo due parole, cerco anche di dargli qualche cambio, ma preferisce tirare e ne sfrutto la scia per quasi 25 chilometri fin quasi a Ronco, poi mi accorgo che sto cominciando a spendere troppo e proseguo del mio passo fino a Busalla, dove abbandono la statale dei Giovi e continuo a risalire la valle Scrivia sulla sinistra.
La ventina di chilometri che seguono, a parte qualche raro passaggio al 4-5%, sono un prolungato e non memorabile falsopiano fino a incrociare la statale della val Trebbia in quel di Laccio, e la sostanza è che supero la metà del percorso senza alcuna difficoltà e avendo praticamente ultimato la salita, molto virtuale, al passo della Scoffera, forse il valico più facile che abbia mai affrontato, che solo nell'ultimo chilometro propone una pendenza se non dura, almeno continua. Il problema che si proporrà più avanti sarà caso mai che l'andatura sostenuta mi ha sì fatto guadagnare qualche minuto, ma mi è anche costato un discreto dispendio di energie, che cominceranno a scarseggiare nell'ultimo terzo del giro, una volta terminata la bella discesa dalla Scoffera a Ferriere.
Quando lascio la strada per Chiavari e imbocco sulla destra quella che mi porterà fino al monte Fasce, i chilometri sulle gambe sono già in effetti oltre 70, che per quanto facili rappresentano comunque un bel fardello, soprattutto in considerazione del fatto che sto per affrontare il tratto più impegnativo del giro. Il paio di chilometri che portano a Lumarzo propongono soprattutto all'inizio pendenze di tutto rispetto, vicino al 10%, poi la salita si assesta su valori moderati, mentre qua e là in mezzo ai boschi continuano a spuntare i tipici borghi, per me purtroppo anonimi, dell'entroterra ligure.
Giunto a Pannesi, per un buon paio di chilometri la salita concede una bella tregua con tratti in falsopiano seguiti da una discreta contropendenza: è il preludio alla svolta a gomito a destra che segna l'abbandono della strada per Recco e l'attacco alla parte finale del Fasce. Per altri due chilometri abbondanti, la strada riprende a salire nel bosco su pendenze abbastanza dure ma costanti, poi all'improvviso la vegetazione sparisce per lasciare spazio ai prati e, soprattutto, per la prima volta sulla destra appare il mare, purtroppo velato da uno strato di foschia che rende incerta la linea dell'orizzonte. Da qui in poi, il monte Fasce mi regalerà comunque i momenti più belli del giorno, quelli che malgrado la stanchezza che affiora giustificano da soli una (mezza) giornata trascorsa a pestare sui pedali.
Dopo qualche centinaio di metri in piano, intanto, la salita riprende molto decisa per un chilometro. Le forze a questo punto cominciano a scarseggiare, e un'occhiata all'orologio mi fa capire dovrò amministrarmi al meglio per non rischiare di perdere il treno e al contempo non tirarmi il collo. Cerco di superare l'ultimo ostacolo importante senza guastarmi la gamba a costo di lasciare qualche minuto per strada, perché una volta terminato il tratto più duro seguiranno circa otto chilometri in quota di saliscendi mai troppo difficile, ma che richiederanno un certo sforzo per mantenere una buona velocità media.
Quando in capo a una lunga traversa arrivo infine al cospetto del monte Fasce, deturpato da una selva di antenne, il brutto spettacolo è ampiamente compensato dalla doppia panoramica che si gode dal punto dello scollinamento: verso est la vista spazia fino al promontorio di Portofino, verso ovest Genova è distesa sul mare in tutta la sua lunghezza.
Il tempo di qualche foto, e comincia la discesa che in una decina di chilometri mi farà piombare in città: dopo un paio di chilometri molto filanti, la strada si restringe e la discesa si fa tecnica fino all'ingresso in città, dove assume i connotati di uno slalom tra auto parcheggiate dove capita e un traffico che si fa sostenuto. Alla fine, raggiungo il settore di Aurelia che attraversa Genova, e percorrendola a tutta per tre chilometri, frenato solo da un paio di rossi, arrivo a Brignole con pochi minuti di margine sull'orario di partenza del treno. Il rapido viaggio di ritorno chiude un bell'esperimento che cercherò di replicare in futuro su uno dei tanti possibili percorsi alternativi.

il meglio del giro

I 25 chilometri finali su e giù dal monte Fasce, una delle strade più adatte per raggiungere genova in bicicletta, sono per lunghi tratti altamente spettacolari, e nella prima parte tecnicamente impegnativi. La discesa regala continui scorci sulla città, a ogni tornante più nitida e vicina

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