martedì 6 novembre 2018

La montagna sfregiata


Susa - Mompantero - Rifugio il Trucco - Mompantero - Susa (Km 29)


L'ultima grande salita dell'anno ha come teatro la val di Susa, più precisamente quel settore del versante nord sopra Susa e Bussoleno che l'ottobre scorso fu devastato dagli incendi. La curiosità, oltre che scalare una salita di tutto rispetto mai affrontata in precedenza, è proprio quella di verificare di persona cosa è rimasto di quel fianco di montagna a un anno di distanza. L'esito del sopralluogo è a dir poco impressionante: quella che era una foresta di abeti e larici è diventata una desolante distesa di scheletri grigi senza alcun accenno di ripresa della vita, chissà quanto tempo ci vorrà prima che il paesaggio torni quello di prima. Oggi, attraversare i luoghi del disastro è un tuffo al cuore che realizzo soltanto in discesa, essendo stata la salita troppo dura per permettermi di guardarmi attorno.

Se spesso e volentieri mi capita di dover fare i conti col poco tempo a disposizione, stavolta ricavare una mezza mattinata per la bici è stata un'impresa e l'itinerario si è giocoforza ridotto all'osso, con partenza da Susa, a poche centinaia di metri dall'inizio della salita. La scalata, 14 chilometri e mezzo all'8,5% di pendenza media fino a raggiungere la fine dell'asfalto all'altezza del rifugio Il Trucco, è molto seria: si imbocca seguendo a fondovalle le indicazioni per il Rocciamelone e appena lasciato alle spalle il cimitero di comincia subito a salire su pendenze impegnative, raggiungendo presto la vfrazione Urbiano di Mompantero, dove si supera per la prima volta la soglia del 10%. I 4 chilometri che seguono si arrampicano su una ripida parete rocciosa attraverso una lunga serie di tornantini che oltre a regalare i primi scorci sulla valle Susa, aiutano a spezzare un po' il ritmo di un'ascesa sempre esigente e continua.
Dopo un primo terzo dall'andamento tortuoso e leggermente orientato verso est, ne segue un secondo lungo il quale la strada descrive un'interminabile diagonale di cinque chilometri verso ovest. In questo settore a cavallo dei 1000 metri di quota, una strada con andamento molto lineare e costante richiede in primo luogo di procedere con andatura altrettanto regolare per non farsi sorprendere negli ultimi duri 5 chilometri, che presenteranno i passaggi più impegnativi del giorno.
In realtà, per un bel pezzo le pendenze non sembrano cambiare, e anzi una certa diminuzione lungo un paio di traverse nel terzultimo chilometro mi dà l'illusione di poter portare a casa lo scalpo del Trucco senza pagare dazio alla fatica. Quello che non potevo sapere, ma avrei dovuto immaginare, è che in uscita dal penultimo tornante mi sarei trovato di fronte una rampa di mezzo chilometro da capogiro, con percentuale costantemente più vicina al 15 che al 10%: una mazzata che a questo punto non mi aspettavo più e che mi costringe a percorrere l'ultimo chilometro e mezzo, ancora al 10% medio, dando fondo a tutte le forze residue fino a raggiungere il bivio per il rifugio, in corrispondenza del quale la strada diventa sterrata.
Le mie fatiche terminano qui e ho il tempo di godermi un po' di sole alle pendici del Rocciamelone, prima di scendere a valle lungo la stessa strada e rendermi finalmente conto di quale paesaggio lunare avessi appena attraversato; è incredibile come durante la salita la concentrazione sulla strada fosse talmente totalizzante da impedirmi di realizzare di aver percorso chilometri e chilometri di bosco completamente devastato, con gli alberi ridotti a scheletri grigi e poca erba a bordo strada a rappresentare il tentativo della vita di riappropriarsi di un ambiente che resterà una ferita aperta per chissà quanti anni.

il meglio del giro

Salita tostissima ma non lunga, fosse asfaltata fino alla Riposa entrerebbe nel gotha delle più dure della zona. Resta comunque una bella sfida in un ambiente consigliato ai fans di Tim Burton.

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