venerdì 4 maggio 2018

Il passo del Sempione


Varzo - Iselle - Gondo - Gabi - Simplon Dorf - Passo del Sempione - Gabi - Gondo - Iselle - Varzo (Km 56)


Era l'unico 2000 - in piccola parte - piemontese che non avessi mai percorso. Messo in calendario da almeno un decennio, il Sempione era ogni volta stato scartato per tanti motivi: lontano, trafficato, costellato di lunghe gallerie, tecnicamente non molto significativo, privo di storia ciclistica. Il passo svizzero ha però la caratteristica di essere aperto tutto l'anno e, visto l'eccezionale innevamento di questo inverno, lo tengo d'occhio tramite webcam da inizio marzo, ma è solo a fine aprile che arriva la giornata giusta per decidermi ad affrontarlo.

Ci vogliono due ore di macchina per raggiungere il paesino di Varzo da cui ha convenzionalmente origine la salita che in capo a 28 chilometri e 1500 metri di dislivello porta al valico che geograficamente segna il confine tra Alpi Pennine e Lepontine, e linguisticamente il passaggio tra il francofono 'colle' e il germanico 'passo'. I primi otto chilometri si svolgono in territorio italiano lungo il corso del torrente Devera: la strada sale in agevole falsopiano, salvo una rampa più impegnativa all'altezza dell'abitato di Iselle, in corrispondenza con l'imbocco dello storico tunnel ferroviario.
Superata la dogana italiana e la linea di confine, il chilometro successivo porta a Gondo, primo centro abitato elvetico da cui cominciano le omonime e imponenti gole. Anche le pendenze iniziano a farsi più serie, attestandosi intorno al 5-6%, e ci sarebbero tutti gli ingredienti per godersi al meglio questo passaggio suggestivo e non troppo difficile: peccato che gran parte degli otto chilometri e mezzo che separano Gondo dal successivo paese di Gabi si snodino sotto interminabili gallerie paravalanghe che pur essendo sufficientemente larghe e luminose per non rappresentare un pericolo, occludono quasi completamente la visuale sulle vertiginose pareti verticali che formano le gole. Sapevo in partenza a cosa sarei andato incontro soprattutto in questa fase, ma una volta che la strada si trova sotto le ruote e al posto dell'azzurro del cielo c'è il grigio del cemento, la delusione è notevole.
Uscito dall'ultima galleria di questo settore intermedio, mancano ancora i 10 chilometri conclusivi, i più belli e difficili della salita. Dopo poche centinaia di metri, abbandono la statale per una digressione sulla vecchia strada che attraversa il centro di Simplon Dorf; da qui, invece di rientrare direttamente sulla statale, proseguo per un paio di chilometri in buona pendenza sul percorso secondario, fino a rientrare su quello principale all'altezza della borgata di Eggen, cone le vette che sovrastano il colle ormai ben visibili.
Ho ormai raggiunto l'ambita quota neve, e dopo un altro chilometro non troppo complicato arrivo all'imbocco dell'ultimo paravalanghe prima del passo, ma questo è lungo più di 1500 metri, piuttosto freddo e a questo punto della salita abbastanza stancante, anche perché il fatto di non trovarsi in piena luce invoglia a forzare un po' l'andatura. Il risultato è che quando ritorno all'aperto il mix di fatica e altitudine rendono gli ultimi chilometri che precedono il passo piuttosto complicato; niente che non mi aspettassi, dato che finora non ero ancora riuscito a mettere insieme un giro con più di 1000 metri di dislivello complessivo, ma si tratta comunque di cominciare a dosare le forze con attenzione, in questo rinfrancato da un paesaggio davvero maestoso, il vero motivo che mi ha spinto fin qui in questa domenica di fine aprile.
Mi trovo ormai alla soglia dei 2000 metri, per tre chilometri si continua a salire su pendenze del 7-8% lungo rettilinei e curvoni che non danno punti di riferimento utili a spezzare lo sforzo attraverso il raggiungimento di traguardi intermedi; non ho mai il timore di non farcela, ma di sicuro questo tratto finale non è una passeggiata pur in un contesto da fiaba, ed è con grande piacere che arrivo infine all'ultimo chilometro, con la strada che spiana decisamente e mi regala un arrivo al colle trionfale come l'aquila napoleonica che campeggia a bordo strada di fronte all'ospizio, quattro pedalate prima dell'agognato cartello del Simplon Pass, un traguardo con tanti piccoli difetti, ma reso indimenticabile da una giornata ai limiti della perfezione ambientale.
Il tempo per godersi l'impresa, il sole e la neve dura come sempre lo spazio di qualche minuto, poi comincia la lunga discesa che mi riporterà a fondovalle, probabilmente la strada di montagna meglio tenuta che mi sia mai capitata sotto le ruote, aspetto di cui mi rendo pienamente conto non appena ripasso il confine e ricomincia la consueta sequela di buche, gobbe e saltelli assortiti, prima di chiudere il giro in gloria, davanti a un bel tagliere in una simpatica osteria di Varzo.

il meglio del giro

Gli ultimi chilometri tra le montagne innevate, fino allo scollinamento con magnifica vista sulle Alpi ancora in veste invernale.

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