lunedì 23 aprile 2018

Il santuario di Sant'Ignazio e il passo della Croce


Lanzo T.se - Santuario di Sant'Ignazio - Gisola - Chiaves - Passo della Croce - Fè - Procaria - Pessinetto - Germagnano - Lanzo T.se (Km 31)


Ritorno a Lanzo pochi mesi dopo uno dei giri più riusciti della stagione scorsa. Rispetto al lungo saliscendi per le alture dell'Alto Canavese di sei mesi fa, le caratteristiche di questo percorso di metà aprile sono però del tutto diverse: se in quel caso avevo messo in fila cinque salite brevi con punta di altitudine e difficoltà massima ai 1050 metri di Chiaves dal versante di Monastero, stavolta devo accontentarmi di un anello di soli 30 chilometri incentrato sull'ostica salita del passo della Croce, un valico di mezza montagna posto al termine di una salita di 13 chilometri a tratti molto impegnativa, certamente l'ostacolo più difficile finora affrontato in questo balbettante avvio di stagione.

Inizio di giro in leggera salita per uscire dal paese, poi imbocco della strada che in cinque chilometri mi porterà al traguardo intermedio del santuario di Sant'Ignazio. I primi tre chilometri sono abbastanza impegnativi ma altrettanto regolari, senza strappi notevoli da segnalare e una pendenza intorno al 7-8% che riesco a gestire senza problemi impostando un ritmo costante che mi permette di guadagnare quota con una certa facilità; è però il quarto chilometro che presenta un conto salato, con percentuali continue sopra il 10% che richiedono uno sforzo importante per essere domate fino a raggiungere il bivio per la borgata Tortore, dove la strada spiana per qualche centinaio di metri fino all'abitato di Sant'Ignazio.
Fino a questo punto, ho percorso al contrario la discesa di Chiaves che chiuse il giro dell'anno scorso e che in effetti mi era sembrata piuttosto ripida e tecnica. A questo punto, cominciano invece quattro chilometri inediti e tremendamente insidiosi: innanzitutto c'è da lasciare la strada principale e arrampicarsi al santuario lungo una stradina strettissima e completamente dissestata cui si accede attraverso una cancellata semichiusa. Approccio questo tratto con molta prudenza, aspettandomi pendenze da capogiro sommato a un fondo stradale cosparso di buche e di detriti, invece la salita al piazzale è abbastanza agevole, oltre che breve: meglio così, visto che raggiungo il santuario senza altri problemi e dallo slargo retrostante posso godermi una piccola pausa e una bella vita sulle valli di Lanzo e le cime di confine ancora abbondantemente innevate.
Una volta ridisceso alla borgata, riguadagno la strada principale che mi porta velocemente a Gisola in capo a una contropendenza di circa un chilometro che mi fa perdere parte della quota faticosamente guadagnata. Il risultato è che i due chilometri successivi salgono a Chiaves con pendenza media del 10%, di per sé un ostacolo di tutto rispetto, ma sono i primi 1500 metri a rivelarsi durissimi, con media all'11 e un'alternanza di rampe dal 15 al 18% raramente intervallati da brevi tratti pedalabili. Quest'anno non ho ancora trovato pendenze del genere, e trattandosi di una strada mai percorsa in precedenza non so neppure cosa aspettarmi dietro ogni curva. Certo è che l'impegno in questo settore è massimo, ma per fortuna non troppo prolungato, e così arrivo all'ultimo mezzo chilometro in cui si sale ancora con decisione, ma finalmente con una discreta regolarità che mi permette di ritrovare una cadenza costante con la quale raggiungo Chiaves senza danni ulteriori.
I chilometri percorsi sono solo 11, ma hanno richiesto uno sforzo non del tutto previsto, e ne mancano ancora due per arrivare al traguardo del passo della Croce, prima puntata oltre i mille metri dell'anno, dopo averli sfiorati al Pian dei Corsi. Anche in quest'ultimo settore, l'altimetria è decisamente nervosa, ma sebbene non manchino altre rampe al 10-12%, riesco a procedere con una buona pedalata fino ad arrivare senza troppi problemi ai 1180 metri di un anonimo valico su cui svetta sulla sinistra una discutibile costruzione gialla che non contribuisce all'aminità del luogo. Il cielo grigio e una temperatura ancora frizzante sono poi ottimi motivi per salutare in fretta il colle e cominciare la difficile discesa che in cinque chilometri mi porterà alla frazione Fè di Ceres. Fondo stradale sporco, carreggiata stretta e pendenze spesso e volentieri a doppia cifra sono i classici ingredienti di una discesa molto tecnica immersa in un bosco fittissimo, poi arrivo finalmente a Fè e da qui, in un paio di chilometri, alla fondovalle Stura, lungo la quale percorro gli ultimi filanti 10 chilometri verso Germagnano e Lanzo, non senza il rimpianto di aver chiuso troppo frettolosamente un giro che con un po' di tenpo in più a disposizione sarebbe stato più interessante e impegnativo.

il meglio del giro

Una signora salita facilmente collegabile ad altre della zona, col difetto di non essere granché panoramica e di non portare sostanzialmente da nessuna parte, visto che unisce due località - Lanzo e Ceres - collocate a poca distanza lungo la stessa valle.

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