venerdì 16 marzo 2018

La bicicletta di Formica


Fossano - Marene - Caramagna P.te - Carmagnola - Villastellone - Moncalieri - Torino (Km 63)


Era capitato già tre anni fa: un'uscita precocissima in gennaio era stata preludio di un febbraio freddo e per la seconda avevo dovuto attendere il primo di marzo; quest'anno va anche peggio, tra neve, pioggia e correnti siberiane, e per risalire in bicicletta devo aspettare addirittura l'11 di marzo, una domenica fredda e umida che di solito mi terrebbe inchiodato al divano, non fosse che le settimane avanzano e qualche chilometro nelle gambe bisogna pur cominciare a metterlo.

Approfitto del fatto di trovarmi a Fossano per disegnare il più semplice dei giri, 65 chilometri ultrapiatti e ultranoiosi ad attraversare buona parte della pianura del Piemonte occidentale fino al ritorno nel capoluogo. Niente di più semplice a dirsi, niente di più complicato a farsi, quando sulla bilancia si aggiungono ingredienti indigesti come il freddo e la mancanza di allenamento.
La partenza è comunque in discesa verso la parte bassa di Fossano e poco dopo, superato il cimitero, fa ancora una certa impressione transitare sotto il ponte monco della tangenziale, crollato qualche mese fa. Uscito poi dalla cittadina mi immetto subito nella lunga e rettilinea strada Reale, che percorro per circa 30 chilometri fino alle porte di Carmagnola, attraverso i passaggi a Marene e Caramagna. E' un tratto di strada che non ha davvero nulla da dire e che dovrebbe scorrere senza lasciare traccia nemmeno sulle gambe; la realtà si rivela diversa e già all'altezza di Caramagna, in un tratto battuto da un vento freddo che penetra nelle ossa, comincio a sentire la pedalata meno fluida che in precedenza. Per il momento mi basta rallentare un po' l'andatura per ritrovare una buona agilità, ma è il campanello d'allarme di una crisi che non tarderà a manifestarsi.
Superata Carmagnola e imboccata la statale per Villastellone e Moncalieri, sento le gambe appesantirsi velocemente, l'acido lattico blocca i muscoli e non riesco più a dare forza ai pedali quando mancano ancora circa 25 chilometri da percorrere.
E' un tratto di strada che conosco bene e che non ha nessuna ragione per creare qualche difficoltà, ma quando le forze finiscono non c'è più niente da fare, si possono solo tirare i remi in barca e affrontare un metro dopo l'altro cercando di pensare ad altro e facendo nel contempo il conto alla rovescia dei chilometri che si hanno ancora davanti al manubrio. Ormai sento freddo alle mani e ai piedi, fatico anche a superare i pochi cavalcavia che incontro lungo la strada, ma allo stesso tempo non ho altra alternativa che stringere i denti e continuare a pedalare.
Arrivo a Moncalieri, attraverso il Po, entro in Torino, scendo al Valentino, attraverso i Murazzi e finalmente è finita, uno sforzo sproporzionato per portare a termine un giro che altrimenti sarebbe scivolato via senza lasciare ricordi; e invece una volta di più è bene non dimenticare che quando meno te lo aspetti la bicicletta può diventare quello la politica era per Rino Formica: sangue e m...

il meglio del giro

In un giro come questo, la soddisfazione maggiore è arrivare in un modo o nell'altro alla fine.

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