mercoledì 23 agosto 2017

Il colle Sanson


Molini di Triora - Triora - Realdo - Colle Sanson - Realdo - Triora - Molini di Triora (Km 55)


Dall'Austria alla Francia, chiudo un luglio memorabile con la scalata a un valico di confine piuttosto virtuale, il colle Sanson che collega l'italiana valle Argentina con la francese Roja: virtuale in quanto il versante francese è una semplice mulattiera e perché anche quello italiano presenta l'ultimo chilometro e mezzo sterrato e assolutamente non ciclabile in bici da corsa, cosa che mi obbligherà a raggiungere il passo a piedi con una certa mestizia. A parte questo, l'alta valle Argentina è molto suggestiva e valeva la pena di esplorarla, e anche la salita, impegnativa solo a tratti ma molto lunga, alla fine si rivela tutt'altro che banale.

Parto da Molini di Triora col sole del mattino che ancora non si è fatto strada tra le pareti scoscese della valle, e il primo obiettivo è raggiungere Triora, il paese delle streghe posto cinque chilometri più in su. I primi due chilometri sono abbastanza pedalabili, poi le pendenze si accentuano un po', ma in questo periodo sono ben allenato e supero l'ostacolo senza problemi; in paese avevo programmato una sosta per la colazione, e ne approfitto per visitare il bellissimo borgo medievale.
Dopo il breve excursus turistico, risalgo in sella e uscito da Triora mi aspettano due chilometri di discesa fino a Loreto, minuscolo centro abitato caratterizzato da un ardito ponte che attraversa la gola del torrente Argentina. Superata la lunga contropendenza, comincia la parte più interessante della salita, che in una decina di chilometri porterà a Realdo, ultima borgata della valle prima del passo. In questo lungo tratto di salita abbastanza moderata, la strada risale il corso dell'Argentina scavata a mezza costa sulla parete rocciosa, regalando gli scorci più belli con lo sfondo delle vette di confine tra le quali spicca il Saccarello, cima più alta della Liguria, per quanto condivisa con Piemonte e Francia.
Lasciato alle spalle Creppo, si compie un ampio giro per cambiare il versante della valle, trascurando la deviazione per Verdeggia, e infine si raggiungono i 1000 metri di Realdo, dove mi fermo per riempire la borraccia velocemente prosciugata nei chilometri precedenti. Manca una dozzina di chilometri al colle e da questo momento lo scenario cambia radicalmente: lasciate le gole che sovrastano il letto del torrente, si scala decisamente il versante occidentale seguendo una strada contorta e ora strettissima, in un tipico contenso di mezza montagna, con alternanza di boschetti e prati.
Nei quattro chilometri fino alle poche case di Borniga, la salita diventa per la prima volta impegnativa, in particolare all'altezza della chiesetta di Sant'Antonio, dove si tocca per la prima volta la pendenza del 10%, ma sono passaggi abbastanza brevi che non cambiano la natura di questa salita tanto spettacolare quanto abbordabile.
Dopo Borniga, si supera un avvallamento e poi qualche centinaio di metri in discesa che preludono all'unico vero punto critico della salita, una vera e propria rampa di garage di poco più di 100 metri, ma con pendenza superiore al 15%, una rasoiata tremenda che termina quando si raggiunge una cappelletta e con essa il primo settore sterrato di circa un chilometro, quasi sempre ciclabile almeno in salita. Entrati definitavamente all'interno di una bella pineta, si descrive un arco verso sinistra fino a incontrare il primo di una serie di sei tornanti, all'altezza del quale il fondo torna a essere asfaltato, seppure a tratti molto rovinato e cosparso di buche.
L'ascesa adesso è costante intorno al 7%, ma procedo senza intoppi fino a superare anche il sesto tornante, dopodiché l'asfalto termina definitivamente. Dal momento che il colle di Sanson, distante ancora circa un chilometro e mezzo, non è particolarmente significativo, e che tecnicamente il giro non ha ovviamente più nulla da dire, potrei anche decidere di girare la bici, ma manca davvero poco e tutto sommato mi spiacerebbe non raggiungere il valico, seppure con la bici al fianco; la speranza di trovare qualche tratto ciclabile risulta ben presto vana, ma con un po' di pazienza raggiungo infine il colle per le foto di rito.
Faccio onestamente fatica a capire la ragione per cui quest'ultimo breve tratto di salita non venga asfaltato come 26 dei 27 chilometri precedenti: una pavimentazione per quanto precaria credo che richiederebbe una minore opera di manutenzione (lungo lo sterrato si creano solchi profondi alcune decine di centimetri), e dubito che una sottile striscia di asfalto porterebbe da queste parti fiumi di turisti motorizzati, senza contare il fatto che proprio percorrendo il tratto a fondo naturale ho incontrato un discreto numero di moto, quad e fuoristrada rombanti; questioni in ogni caso più grandi di me che mi lascio volentieri alle spalle quando raggiungo nuovamente la cappelletta e comincio una lunga e divertente discesa che chiude un giro non esaltante quanto i precedenti, ma sicuramente degno di essere archiviato con soddisfazione.

il meglio del giro

Triora vale certamente una visita, ma quello che resta nella mente è il tratto successivo lungo le gole dell'Argentina, dall'aspetto vagamente dolomitico.

Nessun commento:

Posta un commento