lunedì 2 maggio 2016

La rivincita del Faiallo


Ovada - Molare - Olbicella - Urbe - Passo del Faiallo - Passo del Turchino - Masone - Campo Ligure - Rossiglione - Ovada (Km 79)


Giro ricco di belle sorprese, quello che mi riporta sul Faiallo a tre anni dalla grande delusione dell'ultima volta. Per la domenica che precede il 25 aprile ho previsto un passaggio di fronte al Sacrario del Turchino e (molto eventualmente) ai resti della cascina Benedicta, e su questa base ho disegnato un percorso con partenza da Ovada e successiva risalita della valle Orba attraverso la strada di Olbicella, di cui ho letto ottime recensioni, ma anche preoccupanti avvertimenti sul pessimo stato del manto stradale; siccome sono abituato a non dare troppo peso agli allarmismi di questo genere, l'idea è comunque di provarla, difficile che sia messa peggio dei chilometri finali del Ciabra o della Bocchetta di Oliva, per citare solo un paio delle tante strade in condizioni pietose che negli anni mi sono finite sotto le ruote.

Sto ancora sistemando me stesso e la bicicletta al parcheggio accanto all'uscita dell'autostrada, quando la giornata mi riserva il primo colpo di scena: in modo piuttosto rocambolesco, un ciclista alessandrino che anni fa mi aveva fatto compagnia per poco più di dieci chilometri durante un giro nelle Terre del Giarolo e con cui ero rimasto precariamente in contatto, mi raggiunge proponendomi di fare un pezzo di strada insieme. Non serve una frequentazione decennale per riconoscere una bella persona, e naturalmente accetto con piacere illustrandogli il percorso che ho in mente; vinto anche il suo scetticismo riguardo le pessime condizioni della strada di Olbicella, siamo pronti a partire.
Tra una chiacchiera e l'altra, bruciamo in fretta la manciata di chilometri che ci separa da Molare, imbocchiamo la strada in moderata salita verso Cassinelle, e dopo un altro paio di chilometri giungiamo al bivio per Olbicella, dove svoltiamo a sinistra immettendoci in una bella e deserta strada di campagna. Per circa due chilometri si procede in leggero saliscendi, poi la sottile striscia d'asfalto si infila nel bosco e comincia a salire su pendenze non troppo impegnative ma costanti. Si prosegue su questa falsariga per tre chilometri abbondanti, nei quali si guadagnano quasi 200 metri di dislivello, poi si lascia sulla destra la deviazione per San luca, e da questo momento e per una buona dozzina di chilometri, l'altimetria assume un andamento schizofrenico in un susseguirsi di discese e contropendenze che richiedono un impegno continuo, in particolare quando si affronta l'ingresso in Olbicella al termine di una breve ma velenosa rampa al 10%.
L'aspetto positivo è che dal momento in cui si affianca il lago di Ortiglieto, per una buona decina di chilometri la strada non tradisce le attese, affiancando il sinuoso corso dell'Orba lungo un canyon selvaggio e vertiginoso; per contro, nel tratto centrale le condizioni della strada si confermano disastrate ma tutto sommato gestibili senza troppi affanni con la bici da corsa, e anche quando nel finale si incontra un tratto sterrato di circa un chilometro e mezzo, basta aumentare l'attenzione per trovare sempre il corridoio giusto: niente a che vedere col quasi impraticabile sterrato del Finestre, a parte il fatto che in questo caso si pedala pressoché in piano. Una bella scoperta, in definitiva, resa ancora più piacevole dalla conversazione col mio estemporaneo compagno d'avventura, ed è un peccato quando le nostre strade si separano al bivio con la provinciale: io proseguo in direzione di Sassello, lui verso Rossiglione, ma 25 chilometri fianco a fianco sono stati sufficienti a riallacciare una bella intesa, e il futuro concederà certamente una replica.
Quando riparto, mi aspettano altri sette chilometri nervosi che precedono l'attacco del Faiallo. Tra salite e discese su pendenze comunque sempre regolari, oggi la strada non vuol proprio saperne di concedere un metro di sosta, ma la gamba gira bene e arrivo a Urbe in buona forma, pronto ad afforntare la principale asperità del giorno, in verità tutt'altro che terribile. Il passo del Faiallo dal versante savonese è infatti un ostacolo tecnicamente poco insidioso, salita lunga 12 chilometri con pendenza media intorno al 5% e massima al 7 all'altezza dell'ottavo chilometro, l'unico che richieda un certo impegno; quello che mi aspetto, rispetto all'ultima volta che sono stato da queste parti, è un clima diverso che non mi faccia di nuovo rimpiangere la scelta del percorso, e devo dire che le cose vanno anche meglio delle mie speranze.
Chilometro dopo chilometro, mi rendo conto che stavolta non ci sarà nemmeno una nuvola a intralciare lo spettacolo di uno dei colli più scenografici di tutta la Liguria. Gli ultimi tre chilometri poco più che in falsopiano permettono infine di ammirare i verdi pendii dei monti che separano la strada dal mare, tra tutti quel Reixa che coi suoi quasi 1200 metri costituisce il punto di massima altitudine del comune di Genova. Sospinto anche da un discreto vento alle spalle, raggiungo senza problemi il GPM, ed è a questo punto che il Faiallo mostra il meglio di sé, offrendo una magnifica vista su Genova e sul promontorio di Portofino da una parte, e sulla catena appenninica dall'altra, spettacolo che diventa ancora più grandioso quando si arriva all'altezza del Bric del Dente, meraviglioso punto d'osservazione sul mare del golfo di Genova.
Mi concedo una bella sosta per qualche foto e per godermi la rivincita del Faiallo, poi comincio la bella discesa verso il Turchino e mi rendo conto che il vento, proveniente da nord, si sta velocemente intensificando, arrivando nei punti più esposti a farmi fare qualche piccola sbandata. Proseguo con attenzione fino a raggiungere il Sacrario dei Martiri e poco dopo il piazzale della vecchia e dismessa galleria, subito sotto il quale si attraversa quella nuova, lunga circa 300 metri e decisamente meno claustrofobica.
Superato lo spartiacque, la mia speranza che il vento calasse si dimostra vana, anzi la discesa della valle Stura richiede in alcuni tratti un impegno ulteriore e imprevisto. A Campo Ligure, mi fermo a un bar per uno spuntino e faccio brevemente il punto della situazione, dibattuto sul da farsi come poche altre volte: da una parte, la possibilità di chiudere un anello comunque molto soddisfacente senza inutili affanni; dall'altra la tentazione di aggiungere le scalate alle Capanne di Marcarolo e al Monte Lanzone che completerebbero un giro di altissimo livello qualitativo. Sento che a prezzo di un bel po' di fatica le gambe reggerebbero, ma alla fine lascio che prevalga la prudenza e mi accontento del tanto già messo in cascina. Riparto senza troppi rimpianti alla volta di Ovada, 15 chilometri ancora battuti da un vento freddo e contrario, che sommato a quello delle giornate successive mi costerà qualche giorno ai box e un week-end del 1° Maggio lontano dalla bicicletta, ma a differenza di tante altre volte mi sento di dire che va comunque bene così.

il meglio del giro

Lo spettacolo del Faiallo e l'aspra bellezza del canyon della valle Orba devono dividersi i gradini più bassi del podio, superati dal piacere di quei primi 25 chilometri pedalati con l'inattesa compagnia di un ritrovato compagno di strada.

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