lunedì 13 aprile 2015

Pasquetta nel cuore delle Langhe


Monchiero - Dogliani - Monforte - Barolo - La Morra - Monchiero (Km 46)


Arriva a Pasquetta l'occasione di ritagliarmi qualche ora per la bicicletta, e così, stante una condizione a dir poco approssimativa, opto per un buon giro sulle prime colline della Langhe, limitando chilometraggio e dislivello su valori dignitosi, ma senza rischiare inutili sofferenze. Quanto al percorso, come sempre non c'è che l'imbarazzo della scelta, ma anche stavolta riesco a piazzare una decina di chilometri inediti lungo la spettacolare strada in cresta che da Dogliani porta a Monforte passando per la borgata Valdibà.
La partenza è da Monchiero e il primo chilometro sulla strada provinciale per Dogliani sarà anche uno dei pochissimi in piano di tutto il giro, perché appena uscito fuori dall'abitato è subito ora di svoltare a sinistra per imboccare la ripida strada diretta alla località Riviera, una delle tante strisce d'asfalto che nella pace e nel silenzio più assoluti tagliano le colline a poca distanza dalle trafficate direttrici principali: avrò modo più tardi di apprezzare meglio tanta tranquillità, per il momento mi tocca sbuffare come una caffettiera sulle durissime rampe della salita. Il primo mezzo chilometro, affrontato completamente a freddo, presenta infatti pendenze da vertigini, più vicine al 15 che al 10%, ma per fortuna termina in fretta e in seguito la salita si assesta su livelli normali, per di più intervallati da passaggi pianeggianti o in discesa che mi permettono di raggiungere la chiesetta di San Sebastiano e quindi il bivio per Dogliani senza ulteriori difficoltà.
Arrivato al bivio, invece di congiungermi alla strada provinciale, decido di scendere dalla stradina di borgata Valdiberti, scovata un paio d'anni fa e decisamente più tranquilla e panoramica, al costo però di un'ulteriore dura rampa di circa 200 metri. La discesa è in compenso una delle migliori della zona, iniziamente dolce, ma scoscesa nella parte finale che piomba in città, dove entro al decimo chilometro per poi proseguire in uscita verso Bossolasco.
Prima ancora di uscire dall'abitato, incontro due deviazioni per Monforte: la prima è la stessa provinciale già evitata in discesa, mentre la seconda sale alla borgata Valdibà per poi sboccare circa due chilometri sopra Monforte; è una strada che avevo sempre scartato, convinto che fosse almeno in parte bianca, invece una ricerca più accurata mi ha confermato essere tutta asfaltata, e dunque ecco il momento di provarla. Il dislivello è di soli 200 metri, ma queste strade secondarie hanno spesso un andamento irregolare, con un susseguirsi di tratti ripidi e di passaggi leggeri, per cui decido di procedere con prudenza; dopo qualche centinaio di metri abbastanza impegnativi, la pendenza si assesta tuttavia su valori abbastanza normali, e giungo allo scollinamento senza problemi. Anche in questo caso però, una volta terminata la salita vera e propria, la strada prosegue in cresta per circa tre chilometri in un susseguirsi di saliscendi: una vera manna dal punto di vista turistico, con viste meravigliose da godere in un ambiente straordinariamente rilassante, ma alcune contropendenze richiedono un impegno supplementare e parzialmente imprevisto. È il caso di una breve rampa all'altezza della borgata S. Anna, lunga circa 150 metri ma micidiale, con una pendenza superiore al 15% che richiede uno sforzo molto intenso. Superato il durissimo ostacolo, inizia tuttavia la discesa che mi porta prima a congiungermi con la provinciale e poi a entrare in Monforte, non prima di aver lasciato alle spalle un ennesimo, ma questa volta innocuo, tratto in leggera salita.
A Monforte inzia di fato un altro giro: addio stradine solitarie e silenziose, benvenuti nelle Langhe Patrimonio dell'Unesco, ormai terreno di caccia di un turismo che non è più eccessivo definire 'di massa'. Per una decina di chilometri, fino al bivio di fondovalle per l'Annunziata, avrò infatti la poco desiderata compagnia di un traffico da ora di punta, con tanto di intasamenti e code all'interno di Monforte e soprattutto di Barolo, dove mi tocca addirittura fermarmi in un pao di occasioni. Proseguendo in discesa verso Alba, all'altezza dei Cannubi, mi imbatto poi nella controversa cantina a forma di enormi casse di vino sovrapposte: avevo visto la struttura in foto e sentito diverse opinioni in riguardo, ma che dire?, siamo di fronte a un'opera semplicemente brutta e invasiva, credo che un supermercato o un benzinaio avrebbero un impatto minore su una delle colline più rinomate di tutta la Langa. A chi invoca provocazioni artistiche e stigmatizza conservatorismo culturale e chiusura preconcetta al nuovo, proporrei di provare a installare un aggeggio del genere a Pienza, Montalcino o San Gimignano, per vedere l'effetto che fa.
Meglio dunque proseguire, perché il giro non è affatto finito e per fortuna avrà ancora tanto da offrire anche dal punto di vista paesaggistico. Alle porte di Gallo, svolto infati a sinistra in direzione di La Morra, preparandomi ad affrontare la salita dall'impegnativo versante della frazione Annunziata: quattro chilometri e mezzo per poco meno di 300 metri di dislivello rappresentano un'asperità abbastanza probante nel mio stato deficitario di forma, ma l'aspetto positivo è che la salita è molto più regolare delle precedenti e soprattutto non presenta mai pendenze troppo impegnative. Mi basta dunque impostare un ritmo regolare, facendomi magari distrarre dalle tante belle vedute dei dintorni, come il famoso Cedro del Libano che svetta su un bricco sulla destra. Superato un tratto di alleggerimento all'altezza dell'Annunziata, la salita riprende su discrete pendenze fino alla rotonda con la strada proveniente da S. Maria per poi proporre il segmento più impegnative, un chilometro all'8-9% che precede l'ingresso in paese, nuovamente affollato di turisti. La dura erta in pavée che porta alla piazzetta del belvedere, piena di pedoni, impone qualche slalom, ma alla fine anche questa è fatta e posso godermi un po' di riposo in uno dei punti più panoramici della zona.
La dozzina di chilometri che mancano per chiudere il giro hanno da raccontare solo la bella e filante discesa di Vergne e il traffico ancora sostenuto nel finale pianeggiante, poi è il momento di riportare la bici ai box per un po' di tempo portandosi dietro il pensiero di un altra bella trasferta nella mia 'riserva ciclistica' preferita, ma anche il fermo proposito di evitare in futuro di freuqentare certe strade e certi centri nei giorni festivi.

il meglio del giro

Le due salite di Riviera e di Valdibà, tecnicamente interessanti e turisticamente coinvolgenti e rilassanti: il meglio che possano offrire le Langhe da Dogliani a Monforte. Variazioni su un tema che non finisce mai di stupire.

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