martedì 28 aprile 2015

Il colle della Dieta


Germagnano - Viù - Colle della Dieta - Mezzenile - Pessinetto - Germagnano (Km 43)


In una primavera che procede a singhiozzo, con rare opportunità di salire in bicicletta, mi concedo un pomeriggio di libera uscita per riassaporare il gusto della fatica e il piacere di una nuova conquista. Il ballottaggio iniziale è tra il col del Lys e quello della Dieta, poi a spuntarla è il secondo, soprattutto perché i pochi giri fatti finora non mi hanno consentito di preparare il fondo necessario per portare a termine senza troppe sofferenze un anello di quasi 80 chilometri; del colle della Dieta, che collega la valle di Viù alla val d'Ala, ho invece letto ottime recensioni, ed è facilmente inseribile in un anellino di una quarantina di chilometri senza inutili preamboli o tratti di trasferimento, esattamente quello che fa per me.
La giornata è perfetta per pedalare, dunque non mi resta che mettermi in marcia, partendo da Germagnano e non da Lanzo come avevo previsto per evitare di percorrere una breve galleria. Un solo chilometro in piano per uscire dal paese, poi svolto a sinistra, supero il ponte sullo Stura e comincio a risalire la valle di Viù. I primi due chilometri sono in salita moderata ma abbastanza costante, poi comincia un lungo tratto di una decina di chilometri in falsopiano, con qualche passaggio un po' più impegnativo e altri pianeggianti se non in leggera discesa. L'ambiente in questo primo settore della valle è brullo e abbastanza inospitale, con la strada che si snoda in una gola molto chiusa, per cui in mancanza di particolari motivi di distrazione, non resta che pensare a pedalare con regolarità e ingannare la monotonia semmai metidando sulla partita della sera a Monaco.
Poco prima di entrare in Viù, la valle finalmente si apre offrendo una bella vista sul paese, e nel contempo la salita si fa più seria, con la pendenza che si assesta sul 7-8%. L'ingresso e l'attraversamento di Viù, di fatto, costituiscono un chilometro di salita aggiuntivo rispetto ai nove che dal bivio per Polpresa porteranno al colle.
La salita al colle della Dieta è divisa in due parti ben distinte: i primi sei chilometri fino al bivio per la borgata Asciutti, impegnativi ma tutto sommato normali, e gli ultimi tre dal bivio al colle, durissimi con punte sopra il 15%. Si comincia comunque con un chilometro difficile, con media vicina al 10% e un paio di passaggi all'11-12%, ma le energie sono ancora pressoché intatte e lo supero senza troppi problemi scalando il rapportino, poi la pendenza diminuisce e si stabilizza su una media intorno al 7%, pur presentando ancora qualche breve tratto a doppia cifra compensato da altri, più lunghi, di alleggerimento. Prima e dopo il passaggio nella frazione di Polpresa, al quarto chilometro, un paio di lunghi rettilinei richiedono uno sforzo notevole anche a livello mentale, ma nel complesso salgo abbastanza bene, mi godo visuali che chilometro dopo chilometro guadagnano in ampiezza e infine raggiungo il temuto bivio per Asciutti.
Quella che inizia a questo punto è di fatto un'altra salita, dura, talvolta asfissiante, ma davvero molto bella. Le prime rampe sono ripide, tra il 12 e il 15%, ma è un passaggio non lunghissimo e stringendo i denti raggiungo un tratto un po' meno difficile caratterizzato da due stretta tornanti e poi addirittura un ampio curvone pedalabile che mi porta fino alla borgata, situata su un ampio pendio prativo circondato da una cresta di montagne dall'aspetto vgamente dolomitico. Mi sono già lasciato alle spalle un chilometro e mezzo di dura salita, circa la metà della seconda parte, ma quella che manca è un autentico muro che non lascia più respiro.
Si comincia con un curvone a destra seguito da tre tornantini ravvicinatissimi e da un lungo rettilineo che conduce all'ultimo tornante a destra: le pendenze, salvo un brevissimo tratto più leggero sono costantemente a doppia cifra, con punte al 14-15%, e richiedono il massimo impegno fisico e psicologico, perché davvero non c'è più alcun margine di recupero, si tratta di dosare le forze con la massima attenzione per evitare fuori soglia che a questo punto non sarebbero gestibili. Quando infine raggiungo il tornante, la strada supera i prati e si addentra in una bella faggeta. La strisca d'asfalto è ormai sottilissima ma in ottimo stato, non fosse che è ancora quasi interamente ricoperta dalle foglie cadute in autunno e inverno, miglior indice possibile di quanto questo passo sia poco frequentato dai veicoli a motore.
Per qualche centinaio di metri, passaggi al 10-12% si alternano ad altri più umani che finalmente danno modo di tirare il fiato per qualche istante, quanto basta per affrontare senza intoppi la rampa successiva. Tutto molto faticoso ma tutto sommato va anche meglio del previsto, almeno fino a 2-300 metri dallo scollinamento. La salita, già molto ripida, ora si impenna ulteriormente al 15% fino a raggiungere l'ultima curva a sinistra, e quel che segue è qualcosa di difficilmente immaginabile: una rampa di garage di 100 metri, pendenze che viaggiano nei dintorni del 20% e che dopo gli sforzi precedenti richiederebbero un rapporto molto più piccolo del mio 39x25. In mancanza di meglio e con il colle ormai lì davanti al manubrio, non mi rimane che procedere a zig-zag per quanto la ridottissima sede stradale lo consente, e malgrado questo, a una decina di metri dalla vetta, senza neppure rendermene conto, perdo un colpo di pedale e mi ritrovo seduta stante col piede a terra. Mi viene da sorridere vedendo il colle a non più di quattro pedalate, ma tant'è, in bicicletta nessun metro è regalato, nemmeno l'ultimo. Al di là di questo finale da ribaltamento della bici, resta comunque un'impressione positiva della salita, che andrebbe magari inserita in un anello un po' più completo insieme al Lys o al passo della Croce.
Al colle della Dieta è rimasto qualche piccolo accumulo di neve a bordo strada, alla fine mi trovo a quasi 1500 metri di quota, ma per fortuna non fa freddo e dopo aver indossato una maglia posso inziare la discesa per Mezzenile, distante una dozzina di chilometri. Il versante settentrionale, come facilmente immaginabile, ha un aspetto più montano dell'altro, con pascoli e pietraie a contornare il primo paio di chilometri di una discesa tecnica al limite della pericolosità, viste le forti pendenze e il cattivo stato del manto stradale, soprattutto nel paio di chilometri sopra la borgata Monti. Proprio quando la carreggiata si amplia e le pendenze diventano più regolari, vengo però fermato da un tale che mi informa che una macchina da corsa si sta allenando prorpio in quel tratto di strada; dopo una telefonata, ottengo il via libera, ma per tre o quattro chilometri fino a Bogliano affronto le tante curve cieche con una certa apprensione. Quando finalmente incrocio la macchina ferma che aspettava il mio passaggio, posso finalmente rilassarmi e raggiungere in scioltezza Mezzenile e il ponte sullo Stura. Raggiunta la fondovalle, rimangono circa otto chilometri in leggera discesa per chiudere un giro migliore del previsto che ha pienamente soddisfatto le aspettative del momento.

il meglio del giro

Il colle della Dieta mi è piaciuto molto, una bella stradina nella quale pedalare in assoluta tranquillità tra boschi, frazioncine e panorami sorprendenti, considerata l'altitudine che non raggiunge i 1500. La salita, di media lunghezza, è interessante e può rappresentare un buon allenamento, probante nella prima parte, molto impegnativo nella seconda. Consigliatissimo.

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