giovedì 28 agosto 2014

Il colle della Ciabra da Rossana


Rossana - Lemma - Pian Pietro - Colle della Ciabra - Pian Pietro - Lemma - Rossana (Km 34)


Non capita tutti i giorni che ci sia una nuova strada di montagna da percorrere. La strada in questione, fresca di asfaltatura ma già percorsa (in discesa) dalla GF Fausto Coppi e dal Giro delle Valli Cuneesi, è quella che unisce la frazione Lemma di Rossana a Pian Pietro, poco oltre il Santuario di Valmala, che ora diventa raggiungibile da un nuovo versante, oltre a quello classico di Brossasco. Incuriosito dalla novità, avevo inizialmente immaginato un percorso ad anello comprendente magari la colletta di Isasca, poi notizie lette in giro sul pessimo stato del fondo stradale del versante di Valmala e soprattutto la cronica mancanza di tempo mi hanno indotto a ripiegare sulla più breve salita e discesa lungo la medesima strada, con la sola aggiunta del proseguimento fino alla fine dell'asfalto ai 1700 metri del colle della Ciabra.
Partenza da Rossana e dopo un paio di chilometri di riscaldamento si comincia a salire verso i 1000 metri di Lemma: è una salita di circa sette chilometri abbastanza regolare con pendenze dal 6 all'8%, che in queso caso richiede soltanto di essere affrontata senza fretta, dal momento che costituisce solo l'antipasto di un'ascesa che misurerà oltre 15 chilometri. Fin da questo tratto introduttivo, si nota comunque una bella presenza di ciclisti, evidentemente siamo in parecchi ad essere stati attratti dalla nuova striscia d'asfalto.
Arrivato a Lemma senza nessun problema e fatto rifornimento d'acqua alla fontana, imbocco dunque la strada verso Pian Pietro: sono quasi quattro chilometri di salita per un dislivello di 350 metri, dunque con pendenza media vicina al 10%. In realtà, se si esclude il mezzo chilometro finale molto duro (un paio di rettilinei al 12-13%), per il resto mi aspettavo di peggio: non è che la salita sia uno scherzo, ma i tratti ripidi non sono mai troppo lunghi e vengono compensati da passaggi più agevoli che permettono di mantenere lo forzo sotto controllo. Dal punto di vista paesaggistico, fino a Pian Pietro da cui si gode di una bella vista sul Monviso, la salita non regala niente, non è brutta ma è completamente immersa nel bosco, come tante altre strade di media montagna. Piccola nota negativa è infine il passaggio di mezzi motorizzati maggiore di quanto ci si potrebbe aspettare, nel senso che sia in salita che in discesa ho incrociato quattro o cinque macchine e fuoristrada, che in una strada molto stretta e pendente, piena di curve cieche, causano un discreto fastidio (che d'atronde immagino reciproco). In definitiva, la strada vale certamente la pena di essere percorsa e magari inserita in qualche anello interessante, ma non è memorabile né tecnicamente né turisticamente.
Una volta raggiunto Pian Pietro, ignoro l'indicazione per il santuario sulla destra e proseguo a sinistra per il colle della Ciabra, distante ancora cinque chilometri. È una stradina ormai dimenticata dal mondo, priva di qualsiasi manutenzione da chissà quanti anni e a limite della praticabilità in bici da corsa per i mille salti e gobbe si devono sopportare lungo il percorso; un vero peccato perché sarebbe molto bella, posta com'è lungo la cresta che separa le valli Varaita e Maira. La salita dal canto suo è abbastanza regolare, con lunghi tratti al 7-8%, ma il fondo sconnesso la rende più impegnativa di quanto le pendenze relativamente contenute non suggerirebbero.
Alla fine arrivo comunque al termine dell'asfalto, da cui la strada prosegue sterrata fino ai colle di Sampeyre e della Bicocca. Per me è invece già ora di girare la bici e tornare al punto di partenza affrontando una discesa nella prima parte da incubo; se già in salita a ogni pedalata corrispondeva uno scrollone, ora i sobbalzi sono tali da rischiare essere sbalzati di sella o più semplicemente di rovinare la bicicletta, per cui non mi resta che scendere quasi a passo d'uomo e ripromettermi di non tornare più da queste parti finché la sede stradale non sarà risistemata, il che potrebbe significare mai.
Tornato a Pian Pietro, ci sono da ripercorrere i quattro chilometri molto tecnici fino a Lemma, che il traffico aperto consiglia di affrontare ancora con una certa cautela, mentre da Lemma a Rossana la discesa è puro divertimento.

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